SE LA SCUOLA…………..

( Patrizia Lipani)

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I corsi per i test d’ammissione agli studi universitari che da un po’ di tempo a questa parte stanno prendendo campo come probabile ed esoso lasciapassare per le alte sfere degli studi scientifici, trovano un terreno particolarmente fertile in Sicilia, si estendono a macchia d’olio, si moltiplicano come cellule, attecchiscono laddove le formule statali dell’istruzione falliscono. I privati, sembrerebbero avere la “formula che mondi possa aprirti”, serietà, impegno, professionalità,disponibilità, competitività,la chiave per il successo e al contempo per arginare il problema che da sempre coinvolge i nostri alunni cioè la mancanza, alla fine del percorso di studi di scuola superiore, delle competenze necessarie per poter accedere agli studi universitari. Non si spiegherebbe altrimenti l’affluenza a tali corsi in cui si registra il tutto esaurito, con turnazioni antimeridiane e postmeridiane, da parte dei giovani appena “maturi”, in una stagione afosa, di per sé pesante, provenienti da tutte le parti dell’isola.

 

Un tempo la fine degli esami di Stato rappresentava nei mesi estivi il raggiungimento della libertà; erano i mesi più belli, i più spensierati, si partiva da soli o in comitiva, verso paesi lontani la Grecia, la Spagna, le terre della libertà dai vincoli familiari ed era questa la prima vera prova di maturità. Adesso invece si ripiomba dopo solo due giorni nel turn over dello studio “matto e disperatissimo”, i ragazzi impiegano il loro tempo migliore e ancora le loro forze e le famiglie? Pagano anche loro lo scotto di un assurdo sistema del quale pur criticandone le forme finiscono per assecondarlo. La causa di tutto questo? Chi di dovere e mi riferisco all’organo preposto all’istruzione, la scuola, senza fare di tutta un’erba un fascio, non riesce ad immettere nel mondo universitario giovani con competenze adeguate in campo scientifico, la matematica,la fisica, la chimica, la biologia appaiono avvolte nel mistero, solo pochi le “masticano”. D’altronde se ci confrontiamo giornalmente con ragazzi che tra i banchi appaiono demotivati, disorientati, ragazzi che sembrerebbero non reclamare il diritto al “sapere”, allora il gioco è fatto, il docente non si attiva più di tanto, lo stipendio non gli sarà negato e l’insuccesso del ragazzo poco importa che risulti essere il risultato del fallimento del docente. Sembra che qualcosa non funzioni nel sistema scolastico, la demotivazione non è solo del discente ma di più ampio raggio, forse riguarda anche il docente! Se la scuola in 13 anni di percorso fosse capace di trasmettere consapevolmente “saperi”, se la scuola abituasse a stimolare,a vivacizzare le intelligenze che spesso appaiono, ma non lo sono affatto, spente dietro i banchi, anziché appesantire con lezioni frontali, cattedratiche, se la scuola insegnasse ai ragazzi a far prendere coscienza di sé, se la scuola educasse all’onestà e alla serietà, se la scuola riuscisse a cogliere gli aspetti molteplici di ogni alunno –individuo e li valorizzasse, alla fine degli esami di Stato, di questa inutile, ( la Commissione difficilmente si discosta dal giudizio del Consiglio di classe di giugno) e costosa macchina, funzionante 15 giorni l’anno, ci troveremmo più soddisfatti del percorso effettuato. E quando poi gli Atenei statali siciliani, da come emerge dall’indagine del “Sole 24 ore”, risultano essere tra i peggiori d’Italia, non c’è da preoccuparsi, è il segnale che il virus si sta propagando anche in questi ambienti,e quindi, ci penseranno le università private ad offrirci l’antidoto e chi non ci sta? Non gli resta, se ci riesce, che scappare via dall’isola.

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