Uno scenario inquieto verso la chiarezza

( Fabio Russo)

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Cari Amici di Vesprino,continuando la discussione sul romanzo di Rosa Maria Ponte” Nel cuore della notte” , Barbara, che «aveva ripreso a battere sulla tastiera la traduzione […] e l’avrebbe conclusa: “Non è la Morte sorella del Sonno?… In quel momento si sentì all’interno della statua uno strano crac, come se qualcosa si fosse rotto. Il cuore di piombo si era spaccato in due”. Lei allora rivisse quella serata, quando il suo cuore di carne di era spaccato in due nel momento in cui, uscita dalla macchina dopo quella notizia e la volontà di lui di interrompere tutto tra loro, avrebbe voluto che la richiamasse […]. Ma lui, con gli occhi fissi avanti e la fronte corrugata, aveva messo in moto ed era scomparso per sempre» (p. 138). Allora Barbara si dirige alla stanza dei genitori, si corica nel loro letto, «nel mezzo, come faceva da piccola», così che «essi tornarono sulla terra da quella lontana stella ai margini dell’ultima di tutte le galassie dell’universo che è il meraviglioso mondo dei Morti […]. Ora la mamma le carezzava i capelli e con dita leggere le asciugava le lacrime […], mentre papà le stringeva una mano» (ivi). Memoria e sogno, turbato o gradevole. «E in quel sonno profondo, non c’era Giulio, non c’era menzogna, non c’era dolore […]» (ivi).

Fuori era notte, e Barbara aveva completato la traduzione, finalmente (Cap. XXX). Cambio di scena (stesso Cap.), la scena di coscienza, di Barbara ovvero della situazione vissuta dall’interno di lei, dalla sua coscienza. Questa ora fissa la Zia intenta a portare al termine il racconto del Principe senza più oro né rubini, e il commento della nipote non più piccola che all’improvviso dice fra sé e sé, «ma ora avevo capito, il mistero mi era stato svelato» (p. 140), il suo e della vita, però senza una spiegazione diremmo “didascalica”. E nuovo cambio di scena (sempre Cap. XXX), lungo il fluire della coscienza: «nel profondo silenzio della grande casa, risuonò il campanello della porta d’ingresso. Barbara sobbalzò, si era addormentata e stava sognando […]. Mormorò: – Chi può essere a quest’ora, come mai il citofono non ha suonato?» (un’incongruenza preannunciata da quella simile al motivo della pendola di notte che «non aveva suonato», Cap. XIII, o ancora il sogno incubo riguardo il nonno con l’elettricista al Teatro Massimo, Cap. VIII). Nell’immaginaria visione, il pensiero cosciente di lei «vede» (Tecchi direbbe «con gli occhi dell’anima», e a distanza la protagonista Rapisarda «Vedeva, come se li avesse sotto gli occhi, il primo dei poderi […]. Vedeva il secondo», La terra abbandonata, finale) più che mai dentro a sé e davanti a sé, libero dalle griglie precise di una coscienza rigida, di scarso esprit de finesse. Un subconscio vigile, costruttivo, di cui sono spia le ricorrenti forme retrospettive di «vide», «rivide» (Pirandello a sua volta annota «Lì, con gli occhi chiusi, volle rifarsi lucidamente i minimi particolari della giornata […]. Egli abitava lassù, […]? Rivide [ella] la corte piena di colombi; […]! Le si riaffacciò alla mente lo spettacolo dell’ampia chiostra dei monti», L’esclusa, II, cap. IX). Così, Barbara «Andò alla porta, il cuore le batteva forte. L’aprì e vide chi mai si sarebbe aspettato. […] un’improvvisa ondata di felicità aveva invaso l’intero suo corpo. E lei sentiva che il cuore non poteva contenerla, né la mente contemplarla. – Quanto ti ho atteso! – disse […]. – Nessuno viene a quest’ora della notte per restare, – disse l’ospite – sono venuto per portarti via con me. Sei pronta?» (pp. 140-41). Ma subito segue a modo di chiusa edificante, sui valori di bontà e rettitudine nel futuro, il finale del Principe e della Rondinella, come un motto riportato ancora una volta (le altre citazioni già) nella lingua originaria di Wilde. Questo, secondo le parole pure tradotte, in nota (dell’Autrice). Un tono e una citazione dal sapore di sentenza e di annunzio ammonitore (sull’onda delle parole dell’ospite), lasciato alla capacità intuitiva di chi legge, ma appartenente proprio al piano compositivo di un’opera puntata sul segreto di luoghi e di emozioni.

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