LA FONTANA DELLA GIOVINEZZA

( Gianfranco Romagnoli)

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Lucas Carnach il Vecchio- Fontana dell’eterna giovinezza

Nel mito classico, l’eterna giovinezza appartiene agli dèi o è, comunque, un loro dono: Ebe è la dea della giovinezza, perennemente giovane, mentre Ganimede, il bellissimo giovinetto mortale rapito da Zeus in forma di aquila, riceve questo dono, sostituendo Ebe nel ruolo di coppiera degli dèi. Tuttavia, sin dall’antichità i mortali sono stati alla ricerca di uno strumento “terrestre”, cioè alla loro portata, atto dietro loro iniziativa a mantenere o recuperare in modo duraturo la giovinezza: di qui la leggenda della fonte della giovinezza, presente in varie epoche e presso vari popoli. Essa, spesso ritenuta un tutt’uno con la fontana della vita, può ridare la gioventù o ridonare la salute, prolungare la vita o anche dare l’immortalità.  In racconti collegati alla Genesi biblica è identificata con la sorgente dei quattro fiumi che sgorgano dall’Eden: la stessa virtù è attribuita all’albero della vita, anch’esso collocato nel Paradiso Terrestre e peraltro già presente nell’epopea sumerica del Gilgamesh.

Troviamo la leggenda di questa fonte riportata nel Romanzo di Alessandro, compilazione grossolana di materiali diversi databili tra il III sec. a.C. e il I sec. d.C. di cui una prima versione latina, a opera di Giunio Valerio, è stata scritta tra il III e il IV sec. d.C. Di essa, collocata nella favolosa Terra (o Isola) dei Beati e definita fonte dell’immortalità, si parla nel libro II (39-41), ove è descritta come «una fonte splendente, la cui acqua brillava come la luce del fulmine». Ne bevve il cuoco di Alessandro, avvertito delle sue proprietà dal fatto che un pesce da cucinare, lavato in essa, aveva ripreso vita, e ne fece bere alla figlia di Alessandro, ma quest’ultimo, ignorando la cosa, non ne bevve. Conosciuto il fatto dopo che si erano spinti altrove, cacciò la figlia che divenne una Nereide e fece affondare nel mare il cuoco, che divenne un demone marino. Erodoto, nelle sue Storie (libro III, 22-24) riporta la leggenda di una fonte sotterranea sita in Etiopia, che sarebbe stata all’origine della longevità degli etiopi e degli abitanti dell’Africa centrale in genere. Nel medioevo, ridare la giovinezza fu tra le virtù attribuite alla panacea universale, alla pietra filosofale e, più specificamente, all’elisir di lunga vita, oggetti della ricerca alchemica, e al mitico Santo Graal.  Nel ciclo arturiano troviamo la fontana di Brocèliande, capace di donare con le sue acque l’eterna giovinezza. Una leggenda cinese la localizza nell’isola di Ying Chou. Si narra anche che fosse in Africa, nel favoloso Paese del Prete Gianni, il quale immergendosi ripetutamente in essa sarebbe vissuto fino a 562 anni. Nel libro The travels of Sir John Mandeville, una compilazione in franco-normanno uscita per la prima volta tra il 1357 e il 1371, è narrato che l’esploratore (forse nella realtà identificabile in Jehan a la Barbe) rinvenne la fonte in Asia e vi si immerse più volte.  Con l’età moderna, iniziata con la scoperta dell’America da parte di Colombo, la leggenda si sposta nel Nuovo Mondo, visto come una terra favolosa al pari dell’Isola dei Beati di Alessandro o del Paese del Prete Gianni. Si narra infatti che il Conquistador Juan Ponce de León, avendo dovuto abbandonare la carica di Governatore di Puerto Rico, ne fosse alla ricerca nell’arcipelago dei Caraibi, dove si sarebbe recato con i suoi cartografi, perché la leggenda originaria voleva che la fonte si trovasse in cima ad un monte inaccessibile situato in un’isola perduta; nel corso di questo viaggio egli scoprì la Florida (1513). In realtà il racconto di questa ricerca gli fu attribuito soltanto dopo la sua morte, avvenuta nel 1521: ne parla per la prima volta Gonzalo Fernández de Oviedo nella sua Historia General y natural de las Indias del 1535. Nelle sue Memorie pubblicate nel 1575, Fernando de Escalante Fontaneda, che a seguito di un naufragio si era trovato a vivere per diciassette anni con gli indiani della Florida, collocò in quella penisola la fonte, riferendo che Ponce de León forse l’aveva cercata, pur dubitando che quello fosse lo scopo del suo viaggio. Il racconto fu tuttavia inserito da Antonio de Herrera y Tordesillas nella successiva Historia general de los hechos de los Castellanos (1615).

Un’immagine della fontana della giovinezza è stata dipinta dall’artista rinascimentale tedesco Lucas Cranach il Vecchio (1546).

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