8 Marzo Giornata della Donna

( Gabriella Maggio)

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Oggi la stampa quotidiana è piena di reportage e notizie sulla giornata della donna,  in sintesi dicono che ancora la strada delle donne è lunga. Io credo che percorrerla con gratificazione dipenda soltanto da noi donne, dalla nostra determinazione intesa come valutazione della nostra forza, della nostra volontà, delle nostre qualità, cioè da quanto crediamo in noi stesse. Qualcuna fa riferimento alla mancanza dell’uomo giusto che sappia apprezzarla, ma credo che questo sia un approccio poco corretto che tende a deresponsabilizzare la donna ancora succuba della psicologia maschile. Non ho niente contro gli uomini, non ha senso ed in particolare proprio oggi . Gli uomini sono importanti per le donne nella stessa misura i cui  le donne sono importanti per gli uomini. Il cielo è fatto da due metà, si dice. La ricorrenza dell’8 marzo serve proprio a questo a ricordare l’imprescindibile pari opportunità di genere che per fatti esclusivamente culturali è stata a lungo disattesa, spacciandola per presunta debolezza di genere. Credo che sia opportuno riflettere sul fatto che costituiamo il 50% del capitale umano dell’Italia, che se fosse utilizzato pienamente darebbe benefici a tutti. Con tutto il rispetto possibile per un tipo di scelta rinunciataria da parte della donna, se di scelta si tratta, si deve  rilevare  che spesso è unita  ad una mancata indipendenza dalla psicologia maschile. Una donna che rinuncia non rende un buon servizio a nessuno, tanto meno agli uomini ed alla società nel suo complesso. Spesso molti uomini non se ne rendono conto, ma l’8 marzo serve anche a loro. Anzi potrebbe essere anche la loro festa. Sicuramente non si debbono tacere le difficoltà in cui si muove la donna, mancano gli investimenti sulla maternità, sui servizi per l’infanzia e per gli anziani. Per questo il cammino appare ancora lungo. Questo per l’Italia. Ma oggi il nostro pensiero non può non ricordare le donne di altri Paesi, le nostre sorelle, che nei vari luoghi del mondo vivono una condizione ben più grave, alcune sono molto note come Aung San Su Kyi (Birmania) che ha trascorso 15 anni in prigione perché dissidente, Shirin Ebadi (Iran) avvocato che si batte per cambiare le leggi che discriminano le donne, le donne della Primavera Araba . Ed anche  un’italiana Rossella  Urru cooperante in un campo di rifugiati Saharawi nel sud dell’Algeria  ancora nelle mani dei suoi rapitori.

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