Punzoni e matrici per ceramisti

TROVANDO e  ri-trovando

Curiosità archeologiche 

a  cura di Amedeo Tullio *

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Fig.6 Antiquarium di Himera , punzone con palmette (K00/33) rinvenuto nell’area del Duomo di Cefalù (da S. Aloisio, in A. Tullio, Cefalù. Ricerche archeologiche, 2006). IV/III sec. a.C.

 

I contenitori più diffusi nell’Antichità e che conosciamo pressoché nella loro interezza sono i vasi di terracotta, o di ceramica che dir si voglia. Essi affiancavano i più preziosi e deperibili vasi metallici (per lo più bronzei), che sono pervenuti solo in parte, e vari altri tipi di “scatole” o sacchetti realizzati in legno o in paglia o con pelli di animali (otri), materiali tutti degradati, nella maggior parte dei casi, tanto da non essere più leggibili. La ceramica, invece, è indistruttibile ed essendo “creata” dall’Uomo (l’argilla, infatti, al momento della cottura cambia stato fisico), può essere datata e valutata con più precisione di altri materiali e i dati statistici che può fornire, basati su un numero elevato di “casi”, sono abbastanza attendibili. Adottata fin dalla preistoria, ha, nel tempo, evoluto e perfezionato le tecniche, sia del ceramista (vero creatore che modella il vaso, come nel bel cratere a figure rosse del Museo di Caltagirone, fig. 1), che del ceramografo che cura, in un secondo momento, la decorazione completando il lavoro del primo.

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fig. 1 Museo di Caltagirone, cratere a figure rosse (fine V/inizi IV sec. a:C.) con officina di vasaio. Fine V /inizi IV sec. a.C.

Nella scena rappresentata è il ceramista, rappresentato in nudità eroica, mentre l’aitante muove la ruota del tornio ed assiste Atena dea dell’artigianato.Talvolta però, alcuni elementi decorativi sono applicati durante la prima fase di lavorazione dallo stesso ceramista per imitare più da vicino, i contemporanei vasi metallici come l’ormai famosissima phiale aurea dell’Antiquarium di Himera (fig. 2) detta da Caltavuturo (?).

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fig. 2 Antiquarium di Himera, phiale aurea da Caltavuturo (?). Metà IV /metà III sec. a.C.

Questi particolari sono impressi con punzoni o matrici opportunamente applicate come nella oinochoe (brocca per il vino) a vernice nera dalla necropoli di Polizzi Generosa (fig. 3) ed in alcuni piatti con palmette impresse al centro (fig. 4) dalla stessa necropoli , esposti nel Civico Museo Archeologico della cittadina madonita.

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fig. 3 Civico Museo Archeologico di Polizzi Generosa oinochoe a vernice nera con testa femminile applicata alla base dell’ansa, dalla necropoli greco-ellenistica. Metà IV/III sec. a.C.

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fig. 4 Civico Museo Archeologico di Polizzi Generosa piatti a vernice nera con palmette impresse sul fondo, dalla necropoli greco-ellenistica. Metà IV/III sec. a.C.

L’artigiano per applicare queste decorazioni si serviva di piccoli strumenti, che raramente si recuperano forse anche a causa delle ridotte dimensioni.Due di questi “strumenti” (figg. 5-6), di terracotta, sono stati rinvenuti con gli scavi effettuati a Cefalù nell’area della Basilica-Cattedrale (Duomo): una matrice (fig. 5) ed un punzone (fig. 6) databili al IV/III sec. a.C. La matrice (Inv. K86/521) serviva a decorare, con una elegante fascia ad astragali (fig. 5), il bordo di grandi piatti o bacini come sui vasi metallici (di bronzo, d’argento e d’oro) , misura cm 5,9 x 1,2 e qui si presenta con il suo calco:.Il punzone (Inv. K00/33), di dimensioni ancora più ridotte (cm 1,1-1,2), reca, su ciascuna delle due facce alle estremità di un breve gambo (cm 1,9), una palmetta e sette punte (fig.6) destinata ad essere impressa, al centro di piatti o altri vasi.

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fig. 5 Antiquarium di Himera, matrice per fascia decorativa ad astragali e relativo calco (K 86/521) rinvenuta nell’area del Duomo di Cefalù. IV/III sec. a.C.

Simili “strumenti” illuminano sulle tecniche di produzione adottate da questi artigiani-creatori e riflettono, più che le grandi opere d’arte, la cultura raffinata di chi le ha prodotte ed il gusto dei committenti fornendoci un quadro sempre più reale e concreto del mondo dei Greci di Sicilia.

* PDG Prof. Amedeo Tullio

Archeologo, già docente di

“Metodologia e tecniche dello scavo archeologico”

presso Università degli Studi di Palermo

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