DESIRÉE RANCATORE PER LA MAZZOLENI DI PALERMO

(Salvatore Aiello)

clip_image002

Il 9 marzo nei sontuosi saloni di Villa Malfitano – Withaker di Palermo,atteso ritorno di Desirée Rancatore all’Associazione Ester Mazzoleni che ne ha colto gli esordi e via via tutte le tappe di una carriera straordinaria e che oggi la vede astro di prima grandezza affermata sulle più prestigiose ribalte nazionali ed internazionali. Desirèe, Premio Mazzoleni, con la umanità, la generosità che sono la cifra della sua personalità di donna e di artista, accompagnata dal collaudato maestro Giuseppe Cinà e con la partecipazione del giovane basso-baritono Claudio Levantino, si è presentata con un programma particolarmente suggestivo. “Sulle ali del belcanto”, era il titolo che vedeva la cantatrice offrire un saggio della sua ormai consumata arte. Dal Mozart de Le nozze di Figaro , attraverso Rossini,Bellini, Donizetti e Gounod approdava a Verdi, un dovuto omaggio al compositore bussetano nel bicentenario della nascita.

 

clip_image002[4]

Ad attenderla un parterre affollatissimo di estimatori della cantante palermitana, accolta all’ingresso da una standing ovation che creava un’atmosfera rara di emozioni miste alla gioia di un pubblico accorso per rivedere la sua beniamina in una forma splendida per vocalità, phisique du role, eleganza che le assicuravano un assoluto dominio. L’incipit del concerto era affidato all’Ave Maria dall’Otello risolto con una vocalità nuova di lirico pieno, capace di un’adeguata introspezione psicologica, di colori ed atmosfere che si confermavano ancora una volta in “Regnava nel silenzio” della donizettiana Lucia con acuti e sovracuti di mirabile scioltezza e limpidezza. Malinconia e nostalgia, emissione morbida permeavano il “Il faut partir” da La fille du régiment ritrovate nell’Elvira de I Puritani la cui scena della pazzia evidenziava un fraseggio mordente, un legato nobilissimo mentre le agilità erano voci dell’anima tormentata e delirante. Violetta Valery, recentemente cantata a Montecarlo, siglava l’inizio e la chiusura della seconda parte con “Addio del passato” ed “E’ strano, è strano” momenti cruciali della Traviata in cui la protagonista, angelo dimidiato, viene sconvolta dalla rivelazione dell’amore che si vestirà di rimpianto e di lutto.

clip_image002[6]

 

Completavano il programma il carezzevole valzer di Juliette di Gounod e l’aria di Medora del verdiano Corsaro. Ovazioni continue, entusiasmo a fior di pelle erano le costanti di un dialogo intenso creato col pubblico grato ad un’artista che si è donata con tutto il suo amore, la passione, la voglia di convogliare e trascinare ma soprattutto di creare qualcosa di nuovo e gli spettatori l’hanno compreso.  Un cenno particolare merita il giovane Claudio Levantino, vincitore del recente concorso Simone Alaimo che ha offerto una prova significativa dei suoi ancora giovani mezzi in “Non più andrai” e nella meno frequentata “Accusata di furto” da La gazza ladra di Rossini. Sensibilità, presenza e puntualità caratterizzavano il pianismo di Giuseppe Cinà. L’insistente richiesta di bis, dopo il frizzante duetto Adina- Dulcamara fruttava, dulcis in fundo, una mirabolante esecuzione dello straussiano “Voci di primavera” in cui la Rancatore si abbandonava con pirotecnico canto e sognante abbandono. E’ stata una serata all’Opera che ci ha indotto, nonostante tante difficoltà, a credere ancora in un futuro per le sorti del nostro Melodramma.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il nostro sito web utilizza i cookie per assicurarti la migliore esperienza di navigazione. Per maggiori informazioni sui cookie e su come controllarne l abilitazione sul browser accedi alla nostra Cookie Policy.

Cookie Policy