GIOVANI TALENTI PALERMITANI

( Gabriella Maggio)

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Il Maestro compositore Bartolomeo Cosenza

I Concerti di Natale che si sono svolti nelle Chiese storiche della città dal 26 dicembre al 6 gennaio hanno dato l’occasione al pubblico palermitano non soltanto di vedere luoghi di solito chiusi al pubblico, ma anche di apprezzare il talento di giovani cantanti e musicisti. In questo contesto ho ascoltato il concerto di musica sacra del Maestro Bartolomeo Cosenza e del suo Ensemble Da mihi virtutem . Dal momento che mi è sembrato molto interessante e che mi ha incuriosito il fatto che un giovane oggi scriva musica sacra, ho rivolto alcune domande al Maestro per farlo conoscere ai Lettori ed alle Lettrici di Vesprino.

Lei è un ingegnere chimico, un musicista e un compositore, può l’aspetto scientifico conciliarsi con quello artistico musicale?

Penso proprio di sì. Anzi le dirò di più. Nel corso dei miei studi musicali, in particolare quelli di composizione, il metodo di studio razionale, tipico degli ingegneri mi ha aiutato moltissimo, soprattutto nell’elaborazione di algoritmi e strutture inerenti le forme compositive musicali. Penso che la conoscenza, in genere, non proceda per settori chiusi, isolati l’uno dall’altro, ma alla fine tutto serve e si può collegare. L’armonia ad esempio può essere vista come una chimica dei suoni. Nell’ultima mia tesi di laurea in composizione (musicale), che ha come titolo “Reattori chimici e processi compositivi”, ho collegato due mondi apparentemente disgiunti, quello dei processi chimici e quello della composizione seriale e non. Questo argomento, mi è valso la lode e la menzione alla tesi.

Ma lei si sente più musicista o ingegnere?

Io mi sento entrambi e cerco sempre di dare il meglio di me stesso in ciascun campo. Non ho mai tralasciato gli studi del settore ingegneristico chimico, anche dopo che ho conseguito il dottorato di ricerca. A tale riguardo, e con mia grande soddisfazione, sono state pubblicate in alcune riviste scientifiche dei lavori di ricerca a cui ho preso parte. Non ho neanche tralasciato gli studi musicali e scrivere un brano, in particolare di musica sacra, e poterlo eseguire ad un concerto mi riempie di gioia e mi regala tante soddisfazioni.

Cosa spinge oggi un giovane musicista alla musica lirico- sacra, ispirazione personale, committenza o altro ?

Io sono un credente e spero di continuare a comporre con umiltà e di avere sempre obiettivi da raggiungere. Per conseguire il mio primo diploma, in organo e composizione organistica, ho dovuto studiare, per motivi logistici, in varie Chiese di Palermo. Suonare le opere di autori come Girolamo Frescobaldi, Johann Sebastian Bach o César Franck nei luoghi sacri mi ha fatto vivere più intensamente il mistero della fede e mi ha fatto capire come nella musica vi sia Dio. Ricordo ancora il concerto, in occasione della 54° edizione della Settimana di Musica Sacra a Monreale, quando ho eseguito il mio primo brano di musica lirico sacra: “Abbi pietà di me Signor”. Era un fuori programma, così, in continuazione, senza neanche presentarlo, lo eseguii. Alla fine del concerto il parroco della Chiesa mi si avvicinò e mi domandò chi fosse l’autore proprio di quell’ultimo brano appena eseguito. Temevo il peggio. Mi feci coraggio e gli dissi che la musica ed il testo di quel brano erano i miei. Il parroco mi sorrise e mi propose di ripetere proprio quel brano in occasione di una celebrazione, confidandomi di essersi commosso all’ascolto di quella musica. Proprio quella parola “commosso” fu per me come una benedizione, una carica di energia, un incentivo a continuare quello che avevo appena iniziato a fare: scrivere musica sacra. Da allora decisi di dedicarmi a questo genere di musica con più assiduità e di presentare qualche mia composizione ad ogni nuovo concerto. Così come uno scultore lavora la materia prima ottenendo un’opera, allo stesso modo il compositore deve saper organizzare i suoni, in modo da produrre musica. Una musica che sia capace di parlare, di comunicare al cuore con umiltà e naturalezza. Il fine di ogni mia composizione è quello di sensibilizzare chi ascolta, commuovere per l’appunto, abbattendo l’indifferenza, l’apatia e il disinteresse. E’ chiaro però che per commuovere gli altri, il primo a commuoversi deve essere il compositore stesso. Ecco perché ogni mia composizione nasce inizialmente come un dialogo, un ringraziamento, o una preghiera a Dio, per poi diventare un canto sacro pieno d’amore per il sommo Creatore. Come dice Sant’Agostino infatti, “chi canta prega due volte”.

A quale pubblico si rivolge ?

La mia musica si rivolge a tutti, senza alcuna differenza. E così deve essere. Penso che la musica sia uno strumento potentissimo per divulgare dei valori e dei principi sani, soprattutto in una società come la nostra che si pone quotidianamente al di là degli steccati di ogni moralistica considerazione. La musica parla a tutti, perché è essenzialmente un linguaggio particolare e speciale che ciascuno può riconoscere e fare proprio. La musica sacra è essenzialmente comunicazione d’amore.

Ha un progetto di creare un’attesa , un gusto ?

Non voglio creare attese o gusti particolari. Non ho queste pretese. Sono però un idealista e credo molto nelle enormi potenzialità della musica. Quello che mi propongo ad ogni concerto è quello di sensibilizzare quanto più persone possibili con tematiche quanto mai attuali e scottanti. Temi come il precariato, la disoccupazione, la crisi economica globale che stiamo vivendo, visti però sempre in una chiave speranzosa. Il grande teologo cristiano Karl Barth diceva che il cristiano deve avere in una mano la Bibbia e nell’altra il giornale. Allo stesso modo il compositore deve far sì che la sua musica possa vestirsi di attualità e perché no, a volte deve essere anche uno strumento di provocazione, solo così potrà essere profonda, incisiva e potrà arricchire di valori le nostre vite. Io nel mio piccolo cerco di fornire questi input concerto dopo concerto, grazie anche al supporto dell’Ensemble Da mihi virtutem, di cui sono molto fiero ed orgoglioso.

Come e’ nato l’Ensemble Da mihi virtutem? e come si propone oggi?

L’ensemble che dirigo e per il quale compongo, è di recente costituzione e debutta (all’inizio con il nome ensemble Vivaldi) in un concerto patrocinato dalla Regione Sicilia il 13/12/2012 a Santa Maria della Pietà a Palermo, in occasione dell’evento “Valorizzazione della Chiesa Santa Maria della Pietà”. Seguono, diversi altri concerti a Palermo e provincia tra cui a Santa Flavia nella Basilica Soluntina, in occasione del “Santa Flavia Sacred Festival”; nella Cattedrale di Cefalù, in occasione dell’inaugurazione dell’“Anno della Fede” nel concerto “Sotto il suo sguardo”; a Lascari nel concerto “Musica e preghiera”, per “La Giornata della Memoria”; a Casa Professa, in occasione della giornata nazionale di tutte le vittime di mafia; nel Duomo di Monreale in occasione della rassegna “Uno strappo di musica”; nella Chiesa di Sant’Anna; a Santa Maria di Porto Salvo Anna in occasione della V edizione “Natale a Palermo”; e poi un’esibizione a RAI TRE nella trasmissione “Buongiorno Regione”.

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L’Ensemble Da mihi virtutem con Natisa Katai in Regina degli Angeli, durante un concerto nella Chiesa di Sant’Anna.

Allo stato attuale il gruppo è formato dai Maestri del Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo: Nicola Genualdi (tromba), Guido Maduli (flauto), Luigi Rocca (violino) e dal Maestro Salvo Palmeri (fagotto); dai tenori Domenico Ghegghi e Pierluigi Mazzamuto; dai soprani Maria Francesca Mazzara, Natisa Katai e dal mezzosoprano Carmen Ghegghi; e dal sottoscritto (Maestro concertatore all’organo e compositore).

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Domenico Ghegghi e Maria Francesca Mazzara nella Preghiera del disperato, durante il concerto al Duomo di Monreale

Tengo a precisare che i membri dell’ensemble, ancora prima di essere grandi professionisti e Maestri di indubbio valore artistico, sono persone splendide e di animo nobile con i quali condivido l’amore per la musica, per il bello e la cultura.

 

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L’Ensemble Da mihi virtutem al concerto che si è tenuto al Duomo di Monreale. Da sinistra verso destra i Maestri Luigi Rocca (violino), Guido Maduli (flauto), Nicola Genualdi (tromba), Silvio Natoli (viola da gamba) e Bartolomeo Cosenza (compositore ed organista).

A proposito di crisi, quale particolare significato e ricadute ha o può avere oggi la crisi economica sulla produzione artistica ?

La crisi economica che stiamo vivendo sta mietendo molte vittime anche nel campo artistico. Chiudono i teatri, le orchestre, le associazioni musicali, complice anche l’indifferenza della nostra classe politica che considera la musica un bene su cui non occorre investire. Niente di più sbagliato. La musica, in quanto arte, deve reagire a questo degrado culturale, potendo mettere in luce problematiche sociali ed economiche. Molti dei miei brani musicali nascono dalla volontà di descrivere questa enorme crisi tramite gli occhi dei deboli che vivono nella nostra società, i senza nome che vengono schiacciati da un sistema molto più grande di loro e su cui niente possono. Questi senza nome sono i precari, i disoccupati, gli operai che perdono il posto di lavoro, gli imprenditori che chiudono la loro attività, i molti disperati che si suicidano, persone che sono vittime della recessione che vive il nostro Paese. Questi brani di musica sacra vogliono per l’appunto essere una risposta a questo decadimento non solo economico della società, ma anche morale ed etico. Un incoraggiamento a combattere. La crisi che stiamo vivendo investe tutti i settori. Ne subiscono le conseguenze soprattutto i giovani che non trovano sistemazione in campo lavorativo, soprattutto nel nostro Paese (fenomeno che anch’io condivido). Giovani precari neolaureati, ricercatori di grande capacità che studiano nel nostro Paese e che successivamente vengono richiesti per lavoro all’estero, arricchiscono con il loro bagaglio culturale altri Paesi dove vengono apprezzati e valorizzati. Questo fenomeno ovviamente causa un ingente danno economico e produttivo al nostro Paese. Brani come “La preghiera del precario” o “ La preghiera del disperato” (interpretato quest’ultimo da due artisti d’eccezione: Domenico Ghegghi e Maria Francesca Mazzara), che ho scritto, sono di fatto le preghiere di tutti quelli che vivono questa situazione di forte disagio e di frustrazione; sono la preghiera del giovane laureato, del musicista, più in generale la preghiera di chi ha investito tanto nel nostro Paese per poi non avere nulla e che quindi si sente inutile, senza ideali, senza dignità, senza lavoro.

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L’immagine “La Preghiera del precario” che fa da sfondo ai concerti dell’ensemble Da mihi virtutem. .

Preghiere che nascono sì dalla disperazione ma che si nutrono sempre di speranza e di un forte ed incessante bisogno di ritrovare nella fede cristiana Dio come unica, vera e sola certezza ed ancora di salvezza e di amore in questo mondo che sta perdendo ogni punto di riferimento. Ritrovare Dio, in questa società caratterizzata sempre più da un’eclissi dell’etica, dell’onestà, del decoro, del buonsenso e che soffoca in maniera becera l’iniziativa e di conseguenza l’inventiva e la creatività. Brani di provocazione e di preghiera per non arrendersi, per tornare a sperare in questo Paese ricchissimo di magnificenze, ricettacolo di storia, arte, musica e cultura. Canti per avvicinarci a Colui che è verità, sapienza, immenso amore e che mai ci abbandona. Ora più che mai c’è bisogno del Buon Pastore, cioè del Cristo, il Dio fattosi Uomo. Sono convinto che dietro le difficoltà di questa vita risplenda un piano di inconcepibile bellezza.

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