IL MAIALE

( Gianfranco Romagnoli)

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Nell’immaginario collettivo il maiale è considerato il simbolo dell’uomo voluttuoso; in generale, anche per il suo nutrirsi di avanzi e rotolarsi nella sporcizia, non gode di un giudizio positivo cosicché il suo nome è usato come epiteto che, rivolto a una persona, esprime disprezzo. L’origine di tale valutazione negativa è da ricercarsi nel vicino Oriente, dove per gli israeliti e, poi, per i musulmani il maiale è considerato animale impuro: il divieto per queste due religioni di mangiarne le carni è legato, peraltro, a ragioni igieniche relative al clima caldo di quelle zone che rende sconsigliabili cibi così calorici. Nel Nuovo Testamento, leggiamo di Gesù che, per liberare un indemoniato da una legione di demoni, li fa, a loro richiesta, transitare in un branco di maiali che poi, fuggendo, precipitano in mare e annegano. Inoltre, nella parabola del figliol prodigo, il culmine della sua degradazione è individuato nell’essersi ridotto a fare il guardiano di porci.

 

Nell’Odissea, significativa è la trasformazione dei compagni di Ulisse, per opera della maga Circe, in un branco di maiali. Nello stesso poema, troviamo l’ombra di Achille che dichiara a Ulisse che è meglio essere guardiano di porci nel mondo dei vivi, che re nel regno delle ombre; per contro, troviamo nel poema omerico, sotto una luce positiva, la figura di Eumeo, guardiano di porci. In effetti non sempre, né dovunque, la figura del maiale è avvolta dal disprezzo. Sant’Antonio Abate è raffigurato nell’iconografia con accanto un maialino, perché usava il loro grasso per evitare il diffondersi della peste.

 

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Nel Nord Europa, come è noto, questo animale è simbolo augurale di prosperità: di qui l’usanza di regalare per Capodanno un maialino di marzapane con una moneta in bocca.  A cantare le virtù di questo animale è stato, nell’Ottocento, il letterato e gastronomo Pellegrino Artusi con i seguenti versi:

Se il maiale volasse

Non vi saria danar che lo pagasse.

La figura del maiale è una antica insegna del popolo dei Frigi. Essa è transitata in araldica in taluni stemmi, nei quali talora compare anche come scrofa o troia o verro, distinguendosi dal cinghiale, oltreché per la forma, per la mancanza di zanne. Si riportano le descrizioni di alcuni di questo stemmi:

– d’oro, al maiale di nero;

– d’argento, alla scrofa di nero passante su un terrazzo di verde.

Nella letteratura per l’infanzia, il maiale è presentato sotto una luce simpatica: basti pensare alla fiaba tradizionale europea I tre porcellini e alla Storia del porcellino Robinson della scrittrice e illustratrice inglese Beatrix Potter. Rivalutare il maiale, dunque? I golosi diranno che non ce n’è alcun bisogno, tanto squisite sono le sue carni, specialmente lavorate ad insaccati.

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