DIVAGAZIONI AGOSTANE

(Irina Tuzzolino)

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Nell’ultimo mese i discorsi intorno ai nostri beni culturali nostra vera ricchezza, ma per il momento poco fruibili per varie cause (incuria, incompetenza, vastità, scarsità di mezzi e di personale, protervia sindacale, etc.) sono stati sostituiti da trattazioni indirette che vogliono sottolineare il legame culturale stretto tra antico e moderno. Tra i tanti argomenti pare d’obbligo intrattenere il pubblico con antiche ricette di cucina antesignane della salutare dieta mediterranea. Giornalisti e studiosi disseminano qua e là, senza però assumere un’aria saputa che rende antipatici, frammenti di cultura come l’origine religiosa del banchetto o la sua progressiva laicizzazione nella espressione della regalità, mantenendo ancora la sua semplicità: arrosti accompagnati dal pane e da vino diluito con acqua o miele. Il banchetto era considerato il discrimen tra civiltà e barbarie cioè tra i Greci ed i balbettanti, per esempio Traci e Sciti. Col tempo l’austera semplicità cede gradualmente al lusso non più solo appannaggio regale, ma anche di ricchi ed arricchiti, sferzato naturalmente dall’innocua ed anche piacevole satira letteraria. Ma i ricchi banchettanti nemmeno se ne accorgono.

Per i meno fortunati, ci sono le verdure, i legumi, le olive ( 8 secondo il grande Ippocrate bastavano a nutrire un uomo per un giorno), pesce azzurro. L’attualizzazione per rendere vivo il mondo antico, avvicinandolo al nostro, non ha sempre successo, per quanti sforzi si facciano. Cucina, fatti quotidiani, casi di corruzione hanno complessivamente successo, perché è facile adattarli al sentire del pubblico poco esigente dei media, altri aspetti che appaiono più complessi e di più difficile semplificazione ne hanno meno. Come la celebrazione di Augusto di cui il 19 agosto si ricorda il giorno della morte nel 14 d. c. con una mostra organizzata nelle Scuderie del Quirinale. Come ha scritto ieri Maurizio Bettini su La Repubblica : Augusto rappresenta la classicità della classicità. Misura, eleganza, ironia caratterizzano l’epoca del suo imperium, che giunge dopo lunghi anni di cruente guerre civili a pacificare il mondo romano. Tutti coloro che hanno voce tanto potente da giungere fino a noi hanno desiderio di pace, di vita tranquilla ed appartata per ritrovare se stessi e gli altri in un rinnovato senso di humanitas. Sono stati per secoli considerati i vertici della letteratura latina : Virgilio, Orazio, Properzio, per esempio, scelti con amorevole cura dall’infaticabile Mecenate, organizzatore della politica culturale del Princeps. Ma questo tono dotto, raffinato e distaccato, che ha superato l’urgenza delle passioni, non incontra i nostri gusti umorali e corposi, la nostra voglia di apparire ed esagerare. Ancora più straniante è il significato di Augustus o la differenza tra auctoritas e potestas. Pertanto non c’è grande entusiasmo per il personaggio e per l’evento, che sembra fruibile solo da addetti ai lavori. In conclusione penso che i nostri amatissimi beni culturali, che secondo alcuni sono il nostro vero capitale, hanno bisogno prima di ogni altra cosa di una cultura di base diffusa che ci metta tutti in grado di comprenderli e di capirli almeno nelle linee generali, riflettendo sul fatto che il mondo antico non sempre è assimilabile al nostro e proprio questo potrebbe essere il punto di un nuovo inizio di conoscenza.

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