Se in Francia (o come si chiamava allora) avessero inventato lo champagne qualche secolo prima, la Sicilia sarebbe rimasta Greca

(Carlo Barbieri)

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Quando a Firenze fu costruita intorno all’800 la chiesa dei SS. Apostoli in fotografia, la cui fondazione risalirebbe a Carlo Magno e al Paladino Orlando, i Normanni erano ancora indecisi sul da farsi. Assetati di gloria e di conquiste, ma anche di sole che in Normandia scarseggiava, e soprattutto di vino buono, avevano cominciato a calare in Italia a gruppi. Non erano tanti da preoccupare seriamente; ma insomma, alti, biondi e grandi maneggiatori di spadoni, qualche timore lo incutevano. E allora venivano gentilmente invitati a proseguire, e loro scendevano sempre di più lo stivale, finchè scoprirono che nel Sud Italia c’era tutto quello che cercavano: sole, vino buono e le più belle brune (loro che andavano avanti a bionde da sempre e si erano un pochino stufati). La situazione era ideale: il territorio era bizantino, ma solo sulla carta perché Costantinopoli era impegnata in dispute religiose e cazzeggi di corte vari, e il potere era nelle mani di nobilotti che i Normanni cominciarono ad abbattere come i birilli in una serie di strike. Intanto però un certo Eufemio da Messina, che si voleva intestare la Sicilia e magari tutto l’impero bizantino, maltrattato dall’imperatore giustamente incavolato, andò a piangere dagli arabi del nordafrica, allora Ifriqiya, chiedendo loro aiuto contro i cattivi. E quelli gli dissero "Oh che bella idea" e invasero la Sicilia.

I Normanni ci rimasero malissimo, perché ormai erano arrivati in Calabria e avevano sentito che il vino e le donne più belle stavano dall’altra parte di quel maledetto braccio di mare (in effetti furono i primi a pensare di farci un ponte, ma scartarono subito l’idea perché erano intelligenti, loro). Ma ormai la frittata era fatta. Dovettero aspettare un bel po’ perché i nuovi padroni, all’inizio seri e bellicosi, fatto fuori Eufemio (a cui alla fine venne intestata solo quella che è nota oggi come Isola delle Femmine) cominciassero a darsi una calmata sopraffatti dalle dolcezze climatiche, gastronomiche e femminili del posto. E quando la situazione fu matura, scattò una specie di D-Day in cui lo sbarco, invece di avvenire in Normandia, avvenne i Sicilia ad opera dei Normanni. I biondi cavalieri ci misero trent’anni per completare la conquista della Sicilia con la presa della sua perla più bella, Balarm/Palermo. Irruppero nella cittadella emirale della Halisa, l’eletta – la Khalsa di oggi – attraverso la Bab El Futuh che, ironia della sorte, significa "Porta della conquista". A tutto pensavano gli emiri, tranne di aver dato alla porta un nome che suonava, alle orecchie dei Normanni, come un "Prego, da questa parte". Ah dimenticavo: com’è che i Normanni ci misero trent’anni a conquistare la Sicilia? Beh la versione ufficiale è che gli arabi tennero duro, e d’altra parte i conquistatori, anche se man mano che avanzavano le loro file si ingrossavano grazie alla sollevazione dei non pochi cristiani, sempre pochini erano. Ma la verità la so io, e ve la dico. I Normanni dovunque arrivavano assaggiavano quello per cui avevano attraversato lo stretto: le donne e il vino. E quando ti sei fatto le une e ti sei fatto dell’altro, l’idea di prendersela comoda viene. Conclusione: avevo ragione o no quando ho detto all’inizio che questo casino successe perché in Francia, o come si chiamava allora, non avevano ancora inventato lo champagne?

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