LA PRIMA GUERRA MONDIALE TRA RICOSTRUZIONE STORICA E MITO

(Gabriella Maggio)

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Se nel 2014 ricorreva il centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale , nel 2015 si ricorda l’entrata in guerra dell’Italia. Pertanto non c’è da stupirsi se continuano le celebrazioni ed i ricordi. Moni Ovadia nel 2014 ha messo in scena Doppio fronte per ricordare che : La Grande Guerra dovrebbe essere chiamata la Prima carneficina mondiale…una guerra totalmente inutile, che non serviva in nessun modo gli interessi dei popoli, ma solo di autocrati e di quella borghesia imperialista che mirava solo ai propri interessi. Per sviluppare questo concetto la pièce di Ovadia propone filmati, canzoni, testi dell’epoca, monologhi dell’autore in aperto contrasto con tutti i guerrafondai del primo ‘900 , ad esempio, Giovanni Papini che in Andiamo in guerra, Lacerba 1914, scriveva : Ci voleva , alla fine, un caldo bagno di sangue nero dopo tanti umidicci e tepidumi di latte materno e di lacrime fraterne…I civili son pronti a tornar selvaggi, gli uomini non rinnegano le madri belve. Oppure F.T Marinetti che considerava la guerra sola igiene del mondo. Lo spettacolo è risultato suggestivo, ma complessivamente lento e talvolta ripetitivo. Forse sarebbe stato più incisivo se più breve. Anche il Centro Internazionale di Studi sul Mito ha proposto il 23-01-2015 in relazione alla Grande Guerra una conferenza su I miti della guerra, relatori M. Corselli , A. Martorana , C. Fucarino . Come è consolidata tradizione del Centro i Relatori hanno trattato in maniera dotta ed ampia l’argomento dalla guerra di Troia ai tempi moderni, dai miti achei, troiani e celtici all’eroe di guerra moderno ed ai caduti ricordati nei monumenti al milite ignoto. Dal mito dei Troiani sconfitti, rappresentato da Ettore :

E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane.

alla legittimazione dell’imperialismo moderno attraverso il concetto di guerra giusta testimoniata dagli eroi che determinano la storia come afferma e Cassirer.

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