LA PRIMA GUERRA MONDIALE VISTA DAGLI SCRITTORI
(Gabriella Maggio)
VIATICO
O ferito laggiù nel valloncello,
tanto invocasti
se tre compagni interi
cadder per te che quasi più non eri.
Tra melma e sangue
tronco senza gambe
e il tuo lamento ancora,
pietà di noi rimasti
a rantolarci e non ha fine l’ora,
affretta l’agonia,
tu puoi finire,
e nel conforto ti sia
nella demenza che non sa impazzire,
mentre sosta il momento
il sonno sul cervello,
lasciaci in silenzio
grazie, fratello.
(Clemente Rebora, Le poesie, a cura di G. Mussini e V. Scheiwiller, Garzanti, Milano, 1988)
Combattente nella Prima Guerra, Mondiale Clemente Rebora s’inquadra nell’ambiente culturale della rivista La voce per la tendenza espressionistica unita a una forte coscienza morale che considera la poesia come manifestazione di impegno esistenziale. Viatico rappresenta l’esperienza straziante della trincea nel momento in cui un soldato gravemente ferito chiama in aiuto i compagni. Tre soldati generosamente vanno a soccorrerlo, ma sono uccisi dal fuoco nemico; gli altri superstiti chiedono al ferito di non lamentarsi, di avere pietà di noi rimasti a rantolarci per non accrescere il loro dolore di non poterlo aiutare. Il cessare dei lamenti rinsalda il vincolo di fratellanza. Il linguaggio è scabro e drammatico non riveste le cose attraverso i traslati, ma aderisce alle cose stesse : tra melma e sangue ..tronco senza gambe….affretta l’agonia….demenza che non sa impazzire. La guerra appare nella sua assoluta e insensata crudeltà.