OMAGGIO A TITO SCHIPA

(Gaetano Albergamo)

Il maestro Scinaldi, Tullia Bellelli, Gianluigi Lazzari

Nel dicembre 1965 moriva a New York Tito Schipa considerato il più grande tenore di grazia del XX secolo, esponente insigne del quartetto formato con Pertile, Gigli e Lauri Volpi.Dopo il debutto nel 1910 a Vercelli  ne La Traviata, la sua carriera mosse i primi passi anche da Palermo dove nelle stagioni 1911 e 1912, al Teatro Biondo, fu interprete della Sonnambula, Werther, La Traviata, Rigoletto con Mariano Stabile,  Fra Diavolo, Cavalleria Rusticana, Tosca, Favorita con Giannina Arangi Lombardi e Antony di Riccardo Casalaina. Tornò in seguito al Massimo nel 1937, presentandosi in L’Elisir d’Amore direttore Capuana e nel 1950 riproponendo lo stesso titolo assieme ad Alda Noni  con la direzione di Ottavio Ziino.

Una carriera lunga la sua per le vie del mondo dove si impose nei più prestigiosi palcoscenici incantando i pubblici di ogni nazionalità per il lucente smalto, per l’affascinante timbro, per le screziature preziose, per la vocalità sorretta da una formidabile tecnica ma soprattutto per la morbidezza dell’emissione che  gli consentiva, attraverso il controllo dello stile, un fraseggio articolato  ed intensamente espressivo abbandonandosi ora ad un canto elegiaco ora alla malinconia che senza cedere alla leziosaggine metteva in luce il temperamento acceso non avulso da un’attenta musicalitàSabato 14 novembre, nella restaurata ed  accogliente sala Damiani Almeyda dell’Archivio Storico Comunale di Palermo, preceduto dal cordiale saluto della padrona di casa Eliana Calandra, direttrice dell’Istituto e dall’introduzione del Presidente Salvatore Aiello che ha tracciato con dotta puntualità e sensibilità il profilo artistico e biografico di Tito Schipa, l’Associazione Mazzoleni ha reso omaggio all’arte del grande cantore, compagno d’arte anche di Ester Mazzoleni a Madrid  nelle Stagioni 1918 e 1919.Attraente il programma che in qualche modo riproponeva arie del repertorio del tenore leccese. Dal  Mozart del Flauto magico, il Bellini della Sonnambula, il Rossini del Barbiere di Siviglia si giungeva all’Arlesiana, ad Adriana Lecouvreur e alle arie da Le Villi ed Edgar, dal Paese del sorriso e di Candide. Protagonisti della serata il soprano palermitano Tullia Bellelli, un felice ritorno per i soci, e il debutto in Associazione, del tenore lirico Gianluigi Lazzari rietino.La Bellelli ha offerto ancora una prova convincente e della vocalità duttile ed estesa e del conquistato fraseggio messo a fuoco nelle nuove arie pucciniane, nuove per lei belcantista; ha catturato il pubblico con accenti di struggente poesia e di teneri abbandoni, con un canto sorvegliato ed attento, preciso nell’intonazione e nell’emissione dando prova della sua anima accesa di donna e di artista che sa abbandonarsi  anche al gioco dell’ironia e della scioltezza scenica soprattutto in Candide il cui Glitter and be gay risultava un vivace cammeo.Con lei il tenore Gianluigi Lazzari dalla bella e generosa voce non sempre però sorretta da una solida tecnica che in qualche momento rendeva meno luminoso il suo canto però  animato da passione, accento, squillo, sensibilità.

Il maestro Scinaldi, Tullia Bellelli,Salvatore Aiello, Gianluigi Lazzari

A siglare il concerto “Un dì felice  eterea” da La Traviata, duetto accorato di passione e di tenero abbandono.Il maestro Salvatore Scinaldi, ormai considerato la colonna sonora del Sodalizio, ha dato il suo apporto notevole nell’esecuzione dell’Intermezzo da La Cabrera dell’infelice e sfortunato Dupont  e del Preludio all’atto III da Edgar regalandoci un pianismo di rarefatta ed espressiva intensità, di accorto e saggio legato ma soprattutto di viva emozione e di chiaro dettato musicale.Trascinante l’applauso del pubblico affascinato ancora dalle note gagliarde di “Vivere” e di “Tu che m’hai preso il cor”, testamento spirituale di Schipa che visse di passioni ma anche di superficiale approccio con la vita.

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