IL TEATRO MASSIMO TRA SOLIDARIETÀ E BELLA MUSICA

(Salvatore Aiello)

Grande concerto di Capodanno al Massimo di Palermo, il migliore modo di formulare gli auguri non solo agli spettatori ma al pubblico della città accorso in  moltitudine per godersi, attraverso un maxischermo, l’attrazione di uno spettacolo che é stato accolto in maniera assai festante. Sulla ribalta due palermitani doc, due star internazionali quali Desirée Rancantore e Paolo Fanale condotti da Francesco Ivan Ciampa a capo dell’orchestra. Il concerto, offerto dalla presidenza del Consiglio Comunale è stato proposto con la finalità di raggiungere i meno fortunati e il ricavato messo a completa disposizione di note associazioni che agiscono in una società che spesso lascia ai margini indigenti e malati: La Casa di tutte le genti, le parrocchie di San Francesco di Paola e di Santa Lucia al Borgo Vecchio, le Suore del Beato Cusmano e l’associazione Itaca Palermo sono stati i soggetti fruitori. Ben impaginato ed elegante il programma che spaziava da Verdi, Čajkovskij e Gounod  a pagine più leggere di Arditi, Strauss jr, Lehár, Offenbach. Francesco Ivan Ciampa, dopo un’esecuzione della Sinfonia da I vespri siciliani, in verità un po’ in sordina per poco rilievo eroico ma apprezzabile per alcuni momenti carezzevoli e sinuose linee melodiche,  dava il meglio di sé nella Polacca da Onegin e nell’Ouverture dal Die Fledermaus con un’orchestra che lo corrispondeva per scintillanti colori ed equilibrate dinamiche per poi trovarsi in totale sintonia con il canto  con fraseggi e sonorità che mettevano a proprio agio, sostenendoli, i due esecutori. Desirée Rancatore, amata dal pubblico cittadino, per tanti trascorsi in quello che ritiene, a diritto, “Il suo Teatro”, dipanava momento per momento la tela per cui guadagnarsi il favore e l’entusiasmo di un uditorio affascinato e coinvolto da un canto trascinante. La sua voce, per nuova maturazione, ormai ha conquistato zone vocali ed espressive più significative per dare anima  e canto a Violetta, con fluida agilità e conquista del mi bemolle finale. Successivamente pagine del suo recente passato di soprano di coloratura: testimonianza palpabile il “Bacio” di Arditi che ha rapito per intendimenti, scioltezza e soprattutto per arcata di fiato, acuti e sovracuti preziosi. E così il Lehár della Vedova Allegra in duetto con Paolo Fanale dalla voce piccola ma di timbro simpatico e ben proiettata. Ci ha colpito il suo dominio tecnico, attento e scrupoloso, l’emissione controllata, morbida, fluida che gli ha consentito tenute e messe di voce pregevoli che se qualcuno meno esperto può pensare un po’ leziose, riteniamo che in quegli abbandoni vocali ci sia l’espressione della resa umana e lirica  dei personaggi.

Vigorosa la cabaletta di Alfredo con volo svettante verso la conquista dell’acuto, carezzevole e pensoso il canto di  “Salut demeure chaste et pure” da Faust che  metteva in evidenza l’aderente consonanza allo stile; caldo ed appassionato il “Tu che mi hai preso il cor”  da Das Land des Lächelns. In aggetto e bene il coro istruito da Piero Monti. Standing ovation finale in un Teatro esaurito in ogni ordine di posti, brillante ed elegante per addobbi e presenze di un pubblico osannante. Una serata da non dimenticare coronata da bis particolari che vedevano ancora impegnati Paolo Fanale in “Je crois encore entendre” da Les pêsceurs de perles, Desirée Rancatore in una maliziosa ed esuberante “Glitter and be gay” da Candide e poi insieme  in uno scontato ma effervescente Brindisi dalla Traviata.

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