FUOCO VILE –Racconto breve
(Andrea di Napoli )
Probabilmente dall’alto sembrava un edificio rurale disabitato e forse i bombardieri che sorvolavano la zona non si erano accorti del pozzo d’acqua piovana seminascosto dalla fitta vegetazione. Per queste due ragioni, ma anche per un po’ di fortuna, le tre famiglie che si erano rifugiate all’interno della Masseria Oggiallanno erano sopravvissute a tre lunghi anni di guerra razionando le esigue scorte alimentari e restando prudentemente a qualche decina di chilometri dalla mitraglia delle truppe tedesche che occupavano il paese. Prima che l’Italia entrasse in guerra a fianco della Germania nazista, i lavoratori intenti nelle varie attività agricole animavano il grande baglio ed attraverso le porte dei magazzini transitavano di volta in volta il raccolto, le olive e le altre derrate alimentari in ogni stagione dell’anno. Ma in quel caldo mese di agosto del 1943, i “viddani”erano già stati arruolati tutti. Inoltrandosi nel locale adibito a dispensa la temperatura si abbassava rapidamente in quanto era stato ricavato in una grotta e le pareti erano costituite direttamente dalla nuda roccia. Era l’ambiente ideale per conservare il vino, i formaggi e la frutta secca, ma ormai si stava vuotando di ogni cosa. Al primo piano, invece, erano sistemati gli alloggi padronali con pochi mobili e rustiche suppellettili. I fabbricati di tutte le azienda agricola rispettabili erano stati edificati sempre secondo la medesima struttura architettonica semplice e funzionale. Ormai il conflitto era agli sgoccioli. La VI Armata era sbarcata seguita da giornalisti e fotoreporter che stavano documentando il successo dell’Operazione Husky e la liberazione di ogni angolo di terra siciliana dai nazi-fascisti. Qualcuno raccontava persino di avere visto scattare una fotografia anche ad un vecchio contadino della zona mentre indicava la strada agli americani. Ma, in effetti, nessuno ci credeva. Nel cuore della notte attraverso le finestre aperte giunsero dei rumori insoliti che misero tutti in allarme. I tedeschi avevano abbandonato il paese e, col favore delle tenebre, tentavano di allontanarsi. Prima di tentare definitivamente la fuga i militari decisero di riposare qualche ora in quello che sembrava essere un casolare abbandonato e il più alto in grado ordinò agli aspiranti “sbandati” di fermarsi. Gli agricoltori della masseria erano solo una dozzina tra anziani e bambini incapaci di difendersi, pertanto decisero appena in tempo di nascondersi nella dispensa. Le tre ore durante le quali i soldati bivaccarono dentro e fuori l’edificio parvero interminabili, ma dopo aver cercato inutilmente del vino e sporcato o distrutto l’arredamento e il pavimento maiolicato del terrazzo si apprestavano ad andare via. Non era ancora giorno e l’ufficiale, che aveva trovato nella divisa che indossava e nella sua fede ideologica la maniera di esercitare tutta la propria malvagità, non era del tutto soddisfatto. Risvegliandosi come sempre aveva urlato «Scheisse!» e poi, per bieca cattiveria, aveva brutalmente ordinato di dar fuoco all’edificio che li aveva ospitati. Le fiamme appiccate dai tedeschi si estesero rapidamente e i militari ripresero il loro inutile tentativo di fuga. Gli Alleati anglo-americani, infatti, avevano già il controllo dell’intera rete viaria ed ovviamente dello Stretto. Mancavano solo pochi giorni all’8 settembre e diventava sempre più chiaro chi fossero stati i veri nemici del nostro Paese. L’incendio si limitò a lambire la dispensa della Masseria Oggiallanno, ma distrusse quasi completamente la costruzione principale ed il fumo sprigionato dalle fiamme causò un principio di soffocamento nei bambini e nei contadini più deboli. Alcuni abitanti del paese per accertarsi che i militari tedeschi non sarebbero tornati, avevano pensato di inseguirli e lungo la strada trovarono le macerie fumanti dell’antica masseria ridotta in cenere. Dopo aver fornito i primi soccorsi ai compaesani infermi, rivolsero l’ultimo sguardo a quella masseria che aveva superato indenne terremoti, alluvioni e bombardamenti, ma che, purtroppo, dopo più di due secoli di storia e di onesta attività finì completamente bruciata per l’odioso incendio voluto dalla crudeltà di un solo soldato.
Ogni riferimento a luoghi e persone realmente esistiti o a fatti avvenuti è casuale.