COME UNA STORIA D’AMORE, Giulio Perrone Editore

Racconti di Nadia Terranova

Gabriella Maggio

Come una storia d’amore, edita da Giulio Perrone nel 2020, raccoglie dieci storie ambientate a Roma, città dove oggi vive la scrittrice di origini messinesi. Significativa l’epigrafe da Passaggio in ombra di Mariateresa Di Lascia, premio Strega alla memoria  nel 1994, in cui  l’essere pellegrina …in una terra senz’anima annuncia  il senso  delle storie raccontate da Nadia Terranova, connotate da dolore, senso di  estraneità, solitudine.  Per i quartieri e le strade di Roma si sviluppano le vicende di personaggi alle prese con la quotidianità, una coppia di anziani  che fa la spesa al mercato  e incontra casualmente Andrea, il trans gentile, di cui pagherà il funerale in Via della Devozione; lo choc di Veronica infaticabile parrucchiera davanti all’incidente mortale di una sconosciuta in Freezing;  la solitudine di Paola, in crisi di coppia e di lavoro, che trascorre le giornate su Facebook spiando la presunta felicità della Sconosciuta in La felicità sconosciuta. Accanto a queste storie ve ne sono altre  narrate in prima persona dove si coglie  un’eco autobiografica dai Corvi al Pigneto, a  La lavanderia sbagliata , a Due sorelle,a L’ora di libertà. Diversamente incisive in questa prospettiva autobiografica  e  per il senso che danno alla raccolta  sono  Il primo giorno di scuola, Roma in uscita, Lettera a R. che affrontano in maniera  diretta  il rapporto che la scrittrice ha con Roma. La città è il luogo in cui s’innerva il tempo della  narratrice  e diventa  co-protagonista necessaria. Da Roma in uscita  si  apprende  il senso e il  valore della  sua vita  romana : penso a quando sono arrivata a Roma e un nome di città era sinonimo di un nome proprio. Roma per me è Carlo. Sono passati ventidue anni e Carlo è sempre Carlo, anche se non stiamo più insieme, e Roma non è più Roma, anche se stiamo ancora insieme”. Il primo giorno di scuola tratta il tema della memoria personale che s’intreccia con quella storica. Ė ambientato nel Ghetto l’unico luogo in cui non sentivo fretta di allontanarmi, intimamente  vicino perché come Messina è stato distrutto e ricostruito e per gli avvenimenti del 16 ottobre ’43, citati in un “tra parentesi”,  perché c’è sufficiente letteratura in merito. Lì la scrittrice può ripercorrere  la sua infanzia, l’ambiguo suo primo giorno di scuola, l’anno della prima media quando è  morto il padre, interrogarsi sulla felicità, che l’ha sempre schivata. Ha  cominciato a studiare l’ebraico : Ho bisogno  di studiare . Una lingua che si scrive al contrario è perfetta per me. Ho bisogno d’invertire le cose…  Lettera a R. chiude la raccolta. La narratrice, facendo un bilancio degli anni romani,  scrive una lettera d’amore alla città scontrosa , che ti accoglierà subito e non ti accoglierà mai, dove è  giunta per restare, enfatizzando così il passaggio dall’infanzia all’amore, all’età adulta. Dopo quindici anni ha costruito un  rapporto intimo con Roma, evidenziato dall’uso della  sola iniziale “R.”, e vuole  raccontarla dal suo punto di vista:  odiarla in pace senza schierarti e amarla in pace senza celebrarla. Tanto è stato scritto e detto sulla città  e la scrittrice non vuole aggiungere altro se non la sua esistenziale versione, di una persona che non ha signoria su nulla se non sui propri dettagli ( La lavanderia sbagliata). Nelle dieci storie che  raccontano realtà quotidiane, il filo conduttore, a parte l’ambientazione romana, è l’ impegno di esprimere la nudità di ciò che è;  mancano gli uomini, nominati appena e rappresentati con l’occhio delle donne, che restano spazio esistenziale d’indagine privilegiata, di una sorta di pellegrinaggio nella vita scandito  dall’impervia difficoltà dell’incontro con l’altro. Ma questo non implica un punto di vista egoistico, anzi manifesta un’attenzione simpatetica verso gli altri, come per  Nilima, in La lavanderia sbagliata. La scrittura scorre asciutta, incisa di domande, di parentesi, di dialoghi, di inversioni, enumerazioni. Come una storia d’amore segue   di poco Addio fantasmi, romanzo  pubblicato da Einaudi –Stile libero big, finalista al Premio Strega 2019. Leggendo la conclusione del romanzo: Rido e finisce un’epoca nel rumore di un tuffo, nel mare che si apre e ingoia senza restituire…e il piccolo orologio al mio polso segna, finalmente, le sei e diciassette.”  si gioisce con Ida, che dice addio ai suoi fantasmi. Leggendo poi  Come una storia d’amore ci si accorge  invece che i fantasmi ci sono sempre  anche nella cornice  romana: “Non lasci mai nulla, tu,non sei una che lascia. Devi solo cercare nuove strade “ (in  Lettera a R.)  dice di sé la Terranova.

 

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