EPICEDIO DELLE UTOPIE

Carmelo Fucarino

Siamo ad un punto di non ritorno, alla cesura completa di una civiltà, come avvenne in lontane epoche paleontologiche, dal passaggio dell’uomo della caccia all’uomo dell’agricoltura. È certo che in questo momento di squilibrio, non si tratta come qualcuno ha voluto concettualizzare della “fine della storia”, ma dell’inizio di un’altra “storia” della quale ancora non sono evidenti e chiari le traiettorie e i processi di decantazione. La nostra generazione, vissuta a cavallo tra il dominio del nazi-fascismo e l’avvento delle ideologie antagoniste, nel dopoguerra della società del liberalismo contro la società del comunismo, non ne vedrà probabilmente se non la coda della crisi definitiva e dell’incerto approccio inziale. Allora sembrava che i progetti in contesa fossero rimasti il liberismo di fine Ottocento che era spregevolmente detto “capitalismo”, ma che prospettava una società in cui la lotta tra tirannide e libertà fosse risolta in una pacifica e libera cooperazione dei cittadini, attraverso un moderato controllo statale a scapito pertanto dell’uguaglianza generale, e dall’altra la dittatura di una sola unica classe, si disse “proletariato”, un sistema sociale centralizzato contro la limitazione delle libertà civili. Sappiamo del suicidio del comunismo che da governo su un popolo di eguali divenne dittatura di un comitato ristretto e infine di un solo uomo in nome del popolo tutto. La caduta del muro purtroppo si volle identificare con la sconfitta delle ideologie e la vittoria dell’unico sistema sopravvissuto. Si intese come la vittoria del migliore sistema politico. Oggi cominciamo a verificare le conseguenze di una resa completa ai gruppi sociali forti, quello che nel liberalismo novecentesco portò alle dittature sanguinarie. Quel che è a tutti evidente è che dal 2019, la democrazia del liberismo è entrata in una fase degenerativa e corre anch’essa verso l’autodistruzione. Questa volta la situazione è assai più catastrofica e difficile da governare, avendo il liberismo dichiarata la sua resa alla finanza e ai gruppi che la monopolizzano senza più possibilità di controllo. Al concetto della democrazia popolare che si era inteso esportare con la violenza a cominciare dalla malaugurata Corea e alla guerra fredda si è lasciato il pieno controllo dell’economia mondiale a tre o quattro uomini, dislocati dagli USA alla Russia alla Cina. Tutto ha avuto le radici nel fenomeno della globalizzazione incontrollata e selvaggia, negli abusi finanziari senza confini e norme generali. Organismi che avrebbero dovuto vigilare sulla libertà dei popoli del cosmo, parlo dell’ONU, ma ancor più della Banca Mondiale, governata dai contribuenti più forti a fine di sfruttamento economico dei popoli debitori, parlo, nel nostro giardinetto, della incapace ed inefficiente Unione europea, che mi ricorda i veti della dieta polacca medioevale, ove si dibatte sulla lunghezza dei cetrioli, ed è nella resa supina alle multinazionali e ai poteri forti. Abbiamo sperimentato il caos della spartizione geopolitica per una fialetta di vaccino. Le ripercussioni saranno più plateali, quando si faranno più pressanti le infrazioni libertarie di tanti dittatorelli, da Jaroslaw Kaczynski a Viktor Orbán, supportati dai possessori dei loro mercati. Non durerà molto la festa in un sistema rivoluzionario che stravolgerà norme e rapporti internazionali. Tutto questo tramestio geopolitico, sia esso lo sfregio della secolare democrazia fondata su una Costituzione andata in vigore il 1789 con l’assalto al suo Campidoglio (sono mancate a denunziarlo le oche romane del 390 a.C., perché tutti lo sapevano), sia la difesa con la Brexit di un impero di carta, sia il “pericolo giallo” (addirittura “terrore giallo”), che si continua a temere, pur avendolo già smontato Jacques Novicow nel 1897, mettiamoci pure lo starnazzare nostrano con un governo di tutti i capi senza un vero partito, tutto questo è un semplice flatus vocis. Sulla società globale della quale tutte le democrazie finanziarie credono di godere, scialare e scialacquare incombono minacciosi e irrefrenabili BIG DATA con i suoi misteriosi e magici algoritmi, le miracolose biotecnologie, la potente e invasiva Intelligenza Artificiale. Di tutto questo riparleremo in altra puntata, ora che ci è possibile parlarne. Il futuro prossimo venturo è la spada di Damocle che pende sul collo di questo piccolo HOMO SAPIENS, rimasto immutato per milioni di anni, il creatore che si crede Dio e a lui si è sostituito nella Creazione, lui arrogante che sta divenendo un Lucifero votato all’inferno da lui stesso creato. Voglio ora chiudere con una constatazione. Annullata da anni la libertà politica, attraverso la mistificazione del “SOFT POWER”, con il quale ti ingannano sbandierando l’illusione di essere libero di agire, brandendo l’alea di una deliziosa ed accattivante TINA, cioè THERE IS NO ALTERNATIVE, per dire che «non c’è alternativa», o bere o affogare. In questa aspettativa senza aspettative, impera a tutti i livelli la INFODEMIA: ci hanno regalato i cellulari, ormai tutto compreso, ma ci hanno tolto la verità e la realtà effettuale. Per chi come me pratica la rete è una grande soddisfazione sapere che il mio gestore internet sa quello che devo dire e me lo scrive da sé prima che io lo batta. Ma oltre al miracoloso WhatsApp, perfetto conoscitore del mio pensiero, il mio più perfetto e geniale suggeritore e previsore è il cloud di Google algoritmo. Sa tutto di me e sa governare e predire tutte le mie esigenze. Basta scrivere le prime due lettere e lui ha capito già tutto. Sa benissimo quello che ho appena scritto e se lo voglio può darmi altre informazioni. Basta aprire il sito. Per ora comunque sono io a dare l’input iniziale al tema dei miei problemi e delle mie lacune. E se fra non molto, secondo le prospettive di BIG DATA, sarà lui a impormi l’input? Se mi dirà cosa bere o mangiare per vivere eterno? Siamo già sulla via. Già c’è un imperioso “accetti”, che in nome della mia privacy mi comanda di consegnare i miei dati, la mia vita che scorrazza online, anche soltanto per sapere se domani pioverà o sarò soffocato dall’afa, quella dello strombazzato “cambiamento climatico”, al quale nessuno di questi geni informatici ha proposto un fermo o una soluzione, anche velleitaria, tanto per dire qualcosa. Ci si limita a demonizzare, fa subito colpo. Il popolo vuole problemi, assassini con giallo, non ovvie soluzioni.

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