A MONREALE IN TRAM

Francesco Paolo Rivera *

Nel 1874 era stata costituita a Palermo la Società Sicula Tramwais e Omnibus con lo scopo di organizzare in città i primi tram e omnibus a trazione ippica. Il Comune di Monreale – meta del flusso turistico in virtù del suo famoso Duomo – avanzò un progetto di tranvia a trazione equina. Tale progetto risultò irrealizzabile per l’enorme dislivello stradario (di circa 184 metri su un percorso di circa 1200 metri) esistente tra la frazione “Rocca” e la piazza di Monreale. Nel maggio 1884 la società anonima Schuckert & Co. di Norimberga (1) iniziò a trasformare parte della rete urbana in trazione elettrica. Il collegamento tra Palermo e Monreale nel XIX° secolo si volgeva attraverso una strada, il cui primo tronco, ricadente nel territorio del Comune di Palermo, costruito nella seconda metà del ‘500, era quello che venne denominato corso Calatafimi, mentre il secondo tronco, realizzato nella seconda metà del ‘700, era quello che dalla borgata Rocca arrivava fino alla piazza di Monreale, ricadente in territorio di quest’ultimo Comune, su una strada ricca di alberi e di fontane, percorribile con carri. Nel 1886 era stata studiata l’opportunità di costruire una linea ferroviaria di collegamento, che rimase, però, allo stadio di progetto. Nel 1887 si era cominciato a parlare di un collegamento, tra i due centri, con una tramvia a vapore, poi con un mezzo a trazione ad aria compressa (2), e quindi sull’esempio di analoghe esperienze, effettuate in altre città d’Italia, a mezzo di funicolare. Venne quindi studiata un sistema di funicolare a trazione elettrica (a 600 V a corrente continua). L’entrata in esercizio della prima linea tranviaria elettrica, della Società Sicula Tramwais Omnibus, proprio sul tratto piazza Bologni – Villa Tasca attraverso il corso Vittorio Emanuele, Porta Nuova e Corso Calatafimi fu realizzato il 25 maggio 1899. La esigenza di collegamento tra la Rocca e la piazza di Monreale divenne urgente, e il Comune della città normanna, contrasse (3) un prestito di quattrocentomila lire per terminare la costruzione del tratto di strada, che da Palermo portava alla Rocca e per la costruzione ex novo della strada dalla borgata Rocca alla piazza di Monreale. Il viaggio inaugurale dell’intero percorso avvenne l’11 febbraio 1900. Grande la partecipazione delle Autorità e della popolazione: i discorsi inaugurali pare che si siano sprecati. Presero la parola il Sindaco di Monreale, il rappresentante del Sindaco di Palermo, il direttore della società tranviaria. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione della Società Sicula, nel suo discorso, pare che abbia persino ricordato i due Re Normanni (Guglielmo il Buono e Guglielmo il Malo) le cui ossa riposano nei sepolcri entro il duomo di Monreale (4), … e, persino, il Console di Germania a Palermo, non mancò di fare il suo intervento … (5). Questo nuovo impianto, certamente, generò grande interesse nella popolazione, ma destò grande stupore nei visitatori, … forse maggiormente attratti per la novità del tram-funicolare che dalla magnificenza dei mosaici del Duomo e del vicino Chiostro, unici al mondo. La linea tranviaria 8-9 Palermo Monreale funzionò per oltre quarant’anni, sempre sullo stesso percorso, (tranne il capolinea palermitano che venne spostato da piazza Bologni a piazza Colonna) (6) fino alla Borgata Rocca – a poca distanza dalla “Fontana del Pescatore” (7), da dove iniziava il tratto servito dalla funicolare, che costeggiando la montagna, attraversando un piccolo cavalcavia, giungeva alla “tettoia”, la stazione terminale di Monreale, nei pressi delle così dette “Case Terruso”. Il congegno meccanico (che a detta dei tecnici) era molto semplice, era costituito da due “carri-freno” di minuscole dimensioni, collegati, da una fune metallica lunga 1100 metri, nelle due stazioni terminali del tratto in funicolare; a essa si agganciavano le vetture tranviarie (del tutto eguali a quelle normali, munite, però, di due robusti respingenti simili a quelli dei treni). La vettura tranviaria, partita dal capolinea, arrivava normalmente, con i propri mezzi e guidata dal conducente, fino alla Rocca, dove iniziava la tratta a funicolare. La prima tratta, con partenza dalla Rocca, era realizzata a doppio binario, costituito da tre rotaie che nel punto centrale della tratta, al fine di consentire l’incrocio del tram, si allargava diventando a quattro rotaie. Al centro di ciascuna coppia di binari affiancati era inserito un altro binario, a scartamento ridotto (580 mm.) sul quale circolavano i carri-freno. Raggiunti i piedi della rampa, i conducenti del tram prendevano posto nei rispettivi carri-freno che manovrano fino a raggiungere la “tettoia”, qui giunti, il carro-freno scendeva sottoterra (in una apposita trincea) sul proprio stretto binario, mentre il tram, staccato dal proprio carro-freno, transitava al di sopra di quest’ultimo, con i propri mezzi e proseguiva nella sua corsa: La stessa operazione si effettuava (ma in senso contrario) per il ritorno da Monreale a Palermo.  Il tutto – senza inconvenienti di sorta – funzionò fino all’ottobre 1940. Poi entrarono in funzione le filovie (Fiat 668F) che erano in grado di superare il dislivello della strada ordinaria. La tranvia con funicolare fu posta in pensione? … no! … c’era la guerra e mancavano i pneumatici per le filovie … allora il servizio tranviario venne ripristinato e rimase in funzione per circa altri due anni, per cessare, definitivamente smantellato, nel 1946.

*) Lions Club Milano Galleria distretto 108 Ib-4

Note:

1)che gestiva la illuminazione elettrica della Città. Questa azienda è quella che brevettò nel 1885 i fari parabolici e nel 1889-90 produsse le prime autovetture a trazione elettrica:

2)accantonate per la scarsa potenzialità della trazione a vapore e per la difficoltà di frenatura in discesa;

3)con la “Cassa di Soccorso per le Opere Pubbliche di Sicilia”, con sede a Firenze …, con sede a Firenze? … forse vale la pena “parcheggiare un momento il tram” per cercare una risposta circa la sede “a Firenze” della “Cassa di Soccorso per le OO.PP. di Sicilia” … Il Regno d’Italia, proclamato il 17 marzo 1861, non comprendeva Roma e il Lazio, cioè lo Stato Pontificio. La Francia di Napoleone III°, alleata del Regno d’Italia, ma “protettrice” dell’integrità territoriale dello Stato Pontificio, temendo eventuali colpi di mano … specie da parte di “quell’irrequieto” di G. Garibaldi, stipulò in data 15 settembre 1864, una convenzione con la quale l’Italia s’impegnava a non aggredire lo Stato Pontificio e di trasferire la capitale del nuovo Regno in una città meno decentrata di Torino. La scelta cadde su Firenze, ove il Re V.E. II° – a causa del malcontento delle popolazioni delle due città – si affrettò a trasferire la sua reggia il 3 febbraio 1865 a Palazzo Vecchio, e dove restò fino al 30 giugno 1871, data nella quale la Capitale ritornò – dopo la breccia di Porta Pia – a Roma. “Torino piange quando il Prence parte / e Roma esulta quando il Prence arriva / Firenze, culla della poesia e dell’Arte / se ne infischia quando giunge e quando parte.” …In conseguenza di tali trasferimenti, si presume che i ministeri e gli uffici amministrativi, (specie quelli che riguardavano la economicità delle regioni che vennero conglobate nel Regno) siano stati trasferiti prima nella Capitale Firenze e successivamente da Firenze ritrasferiti nelle nuove provincie italiane ove fosse ritenuta necessaria la propria competenza …: si presume quindi che il prestito era stata chiesto, quando la Cassa mutuante, trasferita da Palermo alla città capitale, Firenze, non aveva fatto ancora ritorno nella sede di sua competenza territoriale … e, chissà quanto tempo dopo avvennero tali trasferimenti!

4)“le ossa dei re normanni fremeranno di gioia nei loro avelli …”. I Re (normanni) di Sicilia, cui si fa riferimento, sono Guglielmo, figlio di Ruggero di Altavilla, detto “il Malo” (1120-1166) e il di lui figlio Guglielmo detto “il Buono” (1154-1189);

5)mise in evidenza che la soluzione tecnica e la fornitura delle attrezzature per l’impianto della funicolare erano di due società tedesche, ricordò agli intervenuti che il Kaiser Guglielmo II°, circa quattro anni prima, aveva visitato Palermo, e concluse il suo discorso (in un discutibile italiano) con un … “hurra!”;

6)in angolo tra via Cavour e via Roma;

7)opera dello scultore palermitano Ignazio Marabitti (1719-1797).

 

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