L’ACQUA SANTA

Francesco Paolo Rivera *

A nord di Palermo, ai piedi del promontorio denominato “Monte Pellegrino” (1), nel quartiere Arenella Vergine Maria, in un borgo di pescatori “L’Acqua Santa”, nel periodo tra la fine del settecento e l’inizio del novecento, sorsero una serie di costruzioni di un certo pregio (villini, ville padronali, complessi residenziali, industrie), intorno a quella che fu la “Tonnara Florio”, in una spiaggia marina di sabbia dorata, bagnata dal mare cristallino, con un panorama spettacolare, forse oggi dimenticate.

La denominazione del borgo, “Acqua Santa”, proveniva dalla presenza di una sorgente di acqua dolce con virtù miracolose, impiegata per la cura di malattie epatiche e uriche. In tutta la costa sono presenti piccoli anfratti e caverne ove dalle rocce trasuda acqua dolce, e tale fenomeno giustifica, nel tempo, secondo gli storici, l’esistenza di villaggi di pescatori. L’intera zona era denominata “feudo Barca”, come erano denominati i noti condottieri cartaginesi Amilcare, Asdrubale e Annibale Barca, infatti, a seguito di ritrovamenti archeologici del passato, alcuni storici hanno ritenuto che in quel territorio, intorno al terzo secolo a. C., si fossero insediati popoli Cartaginesi (2). Tale ipotesi fece, anche supporre che quella divinità pagana nota come “Genio”, riprodotta in svariate forme di scultura in antichi monumenti palermitani, già venerata anticamente nei territori dell’Africa settentrionale, fosse stata trasmessa, agli antichi abitanti della Città, proprio dai cartaginesi che abitavano il “feudo Barca”. Il feudo, che si estendeva dalle falde del Monte Pellegrino fino al mare e occupava le attuali borgate dell’Addaura, della Vergine Maria, dell’Arenella fino al vecchio Porto della Cala, presumibilmente era denominato “Barca” non a ricordo della denominazione della famiglia dei condottieri cartaginesi, infatti “Barca” pare che non fosse il nome patronimico di quei condottieri, ma la traduzione degli appellativi “Barak” e “Baruk” che, nell’antica lingua locale, avevano rispettivamente il significato di “folgore” e di “benedetto” e che, quindi, diedero il primo, quale appellativo, ai condottieri e il secondo alla borgata … “terra benedetta da dio … protetta dalla grazia divina”. A testimonianza degli antichi culti per l’acqua miracolosa della borgata venne scoperta, in prossimità del mare, in una piccola grotta, una fonte, prima santuario pagano e poi trasformata in chiesa cristiana, che venne denominata “Chiesa della Madonna dell’Acquasanta”: una chiesetta ipogeica (3), con un affresco raffigurante l’immagine della Madonna, che si venerava, secondo Antonio Mongitore (4) già nel 1022 (al tempo dei Saraceni). Naturalmente, tranne tracce della pavimentazione, non è rimasto più niente, anche le acque della sorgente sono state deviate. Il sito divenne di proprietà dei Benedettini di San Martino delle Scale fin dal 1400. Verso la fine del XVII secolo, affascinato sicuramente dalla veduta del Golfo di Palermo e dal villaggio di pescatori, sorto intorno alla Chiesa, il barone Mariano Lanterna acquistò dai Benedettini la terra e il sito ove era la grotta e vi costruì la prima casina di villeggiatura che sorse nella zona, seguita nel tempo da altre prestigiose costruzioni (case, ville ma anche stabilimenti termali e industriali e alberghi), Solo per citarne alcune, nel 1775 su incarico di don Giuseppe Gioeni duca d’Angiò venne realizzata la così detta “Nave di Pietra”, costruzione raffigurante uno scafo di nave in muratura, destinata ad ospitare gli orfani più poveri di marinai (che all’inizio erano appena 12) e che, ingrandendosi negli anni, diede origine all’Istituto Nautico Gioeni-Trabia (tutt’ora esistente). Dal 1882, sulla spiaggia veniva installato stagionalmente lo Stabilimento balneare dei F.lli Tramontana, molto frequentato dai palermitani, che di estate, (come gli ippopotami secondo una battuta di uno dei Fratelli), avevano l’abitudine di andare a fare i bagni al mare. Nel 1827, venne edificato il così detto “Casino Pignatelli” dal duca Ettore Pignatelli Aragon Cortes. Nel 1833, venne realizzato, accanto al Cimitero di S. Maria dei Rotoli, il così detto cimitero degli Inglesi, cioè il “Cimitero Acattolico”.Nel 1799, l’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia (5) iniziò per conto del p.pe Giuseppe Emanuele Ventimiglia di Belmonte, la costruzione della “Villa Belmonte all’Acquasanta” capolavoro dell’architettura neoclassica siciliana. Nel tardo ’800 la borgata, grazie alla notorietà derivante delle sue acque minerali (ricche di solfati e di cloruri di calcio, di sodio e di magnesio), raggiunse il suo massimo sviluppo. Infatti, nel 1871, (6) i fratelli Pandolfo (sacerdoti), proprietari sia della grotta ove sgorgava l’acqua, che della limitrofa villa settecentesca, costruirono uno stabilimento di bagni termali caldi e freddi, attrezzati dei più moderni – per quell’epoca – macchinari, che raggiunse la massima rinomanza negli anni 1891-92. Alla chiusura dell’Esposizione Nazionale di Palermo i fratelli  furono insigniti del premio dal giurì. Nei primi anni del ‘900 anche Ignazio Florio si interessò alla spiaggia dell’Acquasanta, ormai divenuta elegante e rinomata, decise infatti di costruirvi quello, che ancora oggi, è il grand hotel Villa Igiea. In realtà, il predetto complesso immobiliare era stato ideato, secondo le intenzioni del proprietario, come sanatorio per la figlia Giovanna (morta giovanissima di tisi) e comunque quale sanatorio per la cura della tubercolosi, su suggerimento dell’amico prof. Vincenzo Cervello (1854-1918) inventore dell’igazolo, un nuovo farmaco che avrebbe dovuto sconfiggere quel male (ma che in realtà diede modesti risultati). Per conseguenza il progetto venne modificato e, al posto del sanatorio, venne realizzato quel grande complesso alberghiero tutt’ora esistente, La modifica venne affidata all’architetto prof. Ernesto Basile – uno tra i più grandi esponenti del Liberty in Italia – che, non solo si interessò degli aspetti costruttivi e architettonici, ma si occupò anche di quelli relativi all’arredamento dei locali realizzati da Vittorio Ducrot (1867-1942), delle pitture decorative realizzate da Ettore de Maria Bergler (1850-1938), Michele Cortegiani (1857-1919) e Luigi Di Giovanni (1856-1938) e delle vetrate realizzate da Salvatore Gregorietti (1870-1952).  In un articolo del 1936, la “Tribuna” di Roma scrisse che “si era costituita in Sicilia, a Palermo, grazie principalmente a Ernesto Basile, a Vittorio Ducrot e a Ettore De Maria il più armonioso, attivo e intelligente gruppo di artisti che dall’architettura, al mobilio, alla plastica, provvide al rinnovato decoro della casa italiana.” E, in questa veloce elencazione, non va dimenticato il complesso industriale, creato da imprenditori ebreo-tedeschi, la “Fabbrica Chimica Italiana Goldenberg”, che comprendeva quattordici edifici industriali in stile Liberty, denominata, in seguito, “Chimica Arenella”, che divenne la più grande produttrice industriale nel mondo di acido citrico e di acido solforico. Pare che tali prodotti venissero caricati usando un pontile privato su cui non c’erano controlli doganali. Durante la prima Guerra Mondiale e precisamente nel tardo pomeriggio del 31 gennaio 1918, un sommergibile tedesco, emerso avanti il litorale antistante la fabbrica, sparò una serie di cannonate verso la borgata, alcune delle quali colpirono il Monte Pellegrino, altre i fabbricati della Chimica Arenella e, una, distrusse la lastra di copertura  (e forse la “spalliera”) della sepoltura gentilizia dei miei Nonni paterni, (situata nell’ultimo viale latistante al muro di divisione tra il Cimitero dei Rotoli e quello degli Inglesi). La sepoltura rimase danneggiata, secondo il mio ricordo, per parecchi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale … infatti, al momento del cannoneggiamento i (sei) figli maschi dei miei Nonni (cinque zii e mio padre) erano … tutti impegnati, su vari fronti, a difendere la patria (7)… poi, per le solite beghe familiari … tutto rimase come prima (almeno fino agli anni ’60, quando abbandonai Palermo, per motivi professionali)! Non vennero mai spiegati i motivi di quella azione militare … si parlò di spionaggio e di contrabbando col paese nemico (spedizione di zolfo in Germania attraverso la Svizzera, usando il pontile privato, per ricevere pezzi di navi da guerra), … di un sistema escogitato dai tedeschi per smentire le accuse di spionaggio, dimostrando l’inesistenza di basi segrete entro la fabbrica, … si parlò anche di errori …, ma nulla di ufficiale! Pare che non vi fossero stati danni alle persone per effetto del cannoneggiamento, … infatti sulla targa infissa all’interno dello stabilimento, a ricordo dei dipendenti deceduti, i nomi elencati erano soltanto quelli che erano deceduti su fronti di guerra. E, prima di concludere questo articolo, accennerò ad un altro avvenimento “bellico” collegato solo indirettamente con l’Acquasanta. Molti anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (intorno al 1960), per un caso fortuito, conobbi un medico (non ne ricordo il nome) che era stato invitato a partecipare (forse perché medico militare al momento dell’accaduto o perché parlava l’inglese) al primo interrogatorio dei due incursori della Marina inglese che nel gennaio 1943, con uno chariot (era il nome dei “maiali” della marina britannica) avevano minato e affondato nel Porto di Palermo l’incrociatore Ulpio Traiano, e che si erano fatti catturare, proprio, sul litoraneo dell’Acquasanta … (ove forse avevano l’appuntamento col sommergibile che avrebbe dovuto riportarli a casa) …. Il mio interlocutore riferì che i due incursori, (già privi della tuta subacquea), indossavano la divisa della Marina Britannica, e che oltre al grado, alle proprie generalità e matricola, dichiararono soltanto di essere orgogliosi di avere emulato le gesta degli incursori italiani che avevano compiuto eguali azioni in quasi tutti i porti inglesi del Mediterraneo (con evidente riferimento alle azioni dei “S.L.C. – Siluri a lenta corsa” del famoso Comandante Teseo Tesei)!

Lions Club Milano Galleria –distretto 108Ib-4

Note:1) il nome “Pellegrino” deriva dall’arabo “Ghebel Grin” (monte vicino)

2) i Cartaginesi storici nemici dei romani, vantavano grandi possedimenti terrieri in “Byzacena”, nell’attuale Tunisia, distrutta, assieme a Cartagine da Scipione nella terza guerra punica. In quell’epoca una tra le più nobili famiglie locali, che la leggenda vuole discendente da Didone, era quella dei Barcidi, che pare discendesse da Amilcare Barca;

3)costruzione sotterranea di interesse storico;

4)(1663- 1743, sepolto in S.Domenico), storico palermitano, canonico della Cattedrale, teologo incaricato di riferire agli inquisitori del Sant’Uffizio sulla qualità delle affermazioni dottrinali deferite al Tribunale ecclesiastico;

5) (1729-1814) fu il progettista della “Casina Cinese” della Favorita;

6)Su consiglio di Simone Corleo, (1823-1891), filosofo, medico e politico liberale. Scrisse nel 1848 “un progetto per una adeguata costituzione siciliana” che auspicava la costituzione di una Sicilia, Stato indipendente dal Regno di Napoli. Nel 1860 contribuì attivamente all’organizzazione degli aiuti a favore di Garibaldi per la conquista di Palermo;

7)Uno zio, caduto a Zenson di Piave, è sepolto nel Sacrario militare di Fagarè della Battaglia.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il nostro sito web utilizza i cookie per assicurarti la migliore esperienza di navigazione. Per maggiori informazioni sui cookie e su come controllarne l abilitazione sul browser accedi alla nostra Cookie Policy.

Cookie Policy