LA LUNA GIOCA A NASCONDINO

Carmelo Fucarino

Un tempo negli anni trepidanti delle emozioni andava forte nei testi scolastici e nelle orecchie, dalle elementari ai diciotto anni, quella domanda, che solo un bambino nell’età delle curiosità si potrebbe porre, “Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, / silenziosa luna?”. Sì, una curiosa domanda di bambino, e forse Leopardi lo rimase sempre, inimmaginabile in un pastore errante dell’Asia che va di notte con il suo gregge. A parte che forse è in via di scomparsa anche lui per di più «Vecchierel bianco, infermo, / mezzo vestito e scalzo, / con gravissimo fascio in su le spalle, /Per montagna e per valle». Siamo ormai negli anni della scomparsa del mulo, quello che ci accompagnò con i suoi occhi intelligenti, paziente aiuto dell’uomo, anche quando portò armi e carri sul Carso. Forse sopravvive qualche cavallo per la goduria delle fanciulle e degli scommettitori illusi e delusi delle gare ippiche, l’asina certo per il latte prezioso per gli allergici. Già in anni più vicini una mia collega si era scocciata del palloso e oscuro Dante savoiardo (un ministro in atto della cultura lo decanta di destra) e delle lagne dell’Ortis e del pessimista per antonomasia e insegnava solo poeti moderni, da Ungaretti a Saba a Quasimodo, con prudenza il forte Pasolini, con gioia l’ossuto Montale, al quale piacevano le seppie. Eppure quella luna di tante poesie e canzonette d’amore è ancora là, in un cielo pallido e uniforme, un nero desolato urbano senza stelle, ammazzate dall’inutile dispendio di luci delle odierne città. Quel cielo fitto di stelle e quella Via Lattea, quel brillante carro a sette stelle dell’Orsa senza cavaliere, che vado a rivedere con emozione e gaudio nella mia campagna che nasconde con una collinetta il bagliore da presepe con prato di luci del mio paese. Perciò ci scommetto nessuno di quei ragazzi che scorrazzano, soli, nelle strade cittadine, nei loro gioiosi e strasonnati passeggi delle “notti brave” o folli delle “movide”, ne sono certo nessuno avrà visto dalle 20.01 alle 00.26 di ieri 28 ottobre la luna che giocava a nascondino, un piccolo “morso” del 6% a sud nel cosiddetto scattering di Rayleight. Per me ancor di più, perché si nascondeva intera dietro il palazzo di fronte per ritornare in alto dalla cima, seguita dall’unica luce visibile, né pianeti né stelle, lo splendore di Giove, il liquido per eccellenza a soli una decina di gradi di  distanza. Ne ho seguito con curiosità le tre fasi, della prima penombra, della scomparsa e della nuova penombra. È stata presentata da stampa e astrofisici come Luna del Cacciatore, Hunter’s Moon per i nativi americani a caccia autunnale di riserve di cibo animale prima della neve di inverno. Poco più grande del normale, ma anche un po’ più rossastra, vicina all’orizzonte poco dopo il tramonto, perciò temuta anche come Blood Moon o Luna di Sangue. Se festeggiate la barbara Halloween in sostituzione del nostro antichissimo incontro con i nostri morti offerenti doni ai nostri bambini, per noi allora zorbe e castagne e qualche pupetto di zucchero, si tratta di una ripresa del Samhain, il festival gaelico di metà autunno, rivissuto con scherzetti e dolcetti dagli americani. Astronomicamente è la luna del segno del Toro, per i ben auguranti astrologi il momento perfetto per cercare la crescita personale e il benessere psicofisico. Addirittura questo 28 ottobre, giorno perfetto di plenilunio ad uno dei nodi della luna, è stato dichiarato Giornata mondiale della luna, partner italiano l’Unione Astrofili italiani, dopo la Notte Internazionale della Luna, inventata per lo scorso 21 ottobre Tante celebrazioni e l’impellente proposito di visitarla da parte di qualche riccone che non sa come spendere il denaro che gli piove dal cielo senza alcuna sua fatica e lavoro. Eppure si mostrò in quella notte di magia la navicella Apollo 11, lanciata dalla NASA con un razzo Saturn V dal Kennedy Space Center il 16 luglio alle 13:32 UTC, con i suoi tre uomini, che la raggiunsero in quello straordinario 1969, straordinario in tutti i  sensi, e vi misero piede, Neil Armstrong alle ore 2,56 del 21 luglio, seguito 19 minuti più tardi da Buzz Aldrin, e vi trascorsero circa due ore e un quarto a esplorare il sito chiamato Statio Tranquillitatis, da dove portarono 21,5 kg di materiale. Sono trascorsi 54 anni, ma né i Russi, prima astronauta la cagnetta Laika, votata alla morte, ora Cinesi e altri lanciatori di razzi, dico neppure gli Americani sono tornati sulla Luna, così per vedere se c’era altro da scoprire. Quelle furono le sole tracce di piedi avvolti che abbiano calpestato quella sabbia. Cara Luna dei sogni e dei canti di tanti innamorati, splendido e malinconico satellite, che accompagni questi abitanti bugiardi e imbroglioni che abitano, UNICI?, l’Universo, secondo Pitagora, il Kosmos che in greco è ordine e bellezza, cara Luna, cosa puoi svelarci di vero, pur con questi tuoi scherzi a nascondino? Esiste una verità nel cosmo intero che l’uomo conosce?

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