I QUATTROCENTO ANNI DEL SAGGIATORE

Tania Morsini

Nel 1623 Galileo Galilei pubblicava il Saggiatore, un’opera polemica contro il gesuita romano Orazio Grassi sull’origine della comete. Il saggiatore è la bilancia  con la quale  gli orefici pesano l’oro e lo scienziato lo contrapponeva  alla libra, strumento più  grossolano,  che intitolava l’opera   del Grassi  .  L’argomento era di attualità perché nel 1618 erano apparse tre comete. In verità aveva ragione il Grassi che considerava  le comete corpi celesti , mentre  la tesi di Galilei era sbagliata perché supponeva che fossero apparenze, dovute ai raggi solari. Ma l’importanza dell’opera non sta in questo, ma nel metodo di ricerca e osservazione  seguito da Galileo ed enunciato per la prima vota nel Saggiatore. Nonostante che già nel febbraio 1616  il Sant’Uffizio avesse divulgato la sua censura contro le opinioni sulla stabilità del sole e sul moto della terra, e il cardinale Bellarmino lo  avesse solennemente ammonito di astenersi dal professarle, Galilei s’illudeva  ancora di poter distinguere sottilmente tra la verità  di fede e verità di scienza; e continuava ad affermare  il suo principio,” essere la filosofia…scritta in questo grandissimo  libro che continuamente  ci sta aperto innanzi agli occhi( io dico l’universo)…in lingua matematica” i cui caratteri” son triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne  umanamente  parola”. Fermo nella convinzione  dell’evidenza irresistibile della verità che veniva affermando, non s’accorgeva di andare a cozzare pericolosamente contro il muro dell’ antica tradizione. Galilei proponeva al mondo l’idea  che tutto quello che ci circonda segue delle leggi che noi possiamo comprendere con la matematica. Era una rivoluzione culturale.

 

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