LA FABULA DELLA PENTOLA D’ORO

Gabriella Maggio

Ph Teatro Biondo

Il Teatro Biondo di Palermo  ha messo in scena  Aulularia, fabula della pentola d’oro di Tito Maccio Plauto, tradotta e adattata da Michele Di Martino, diretta da Francesco Sala. Cacastecchi vecchio avaro, dopo aver trovato in giardino una pentola piena d’oro, teme in modo ossessivo che qualcuno possa rubargliela  e simula un’assoluta povertà. Il vicino di casa Miraglione, vecchio e celibe, vuole  prendere in moglie anche senza dote  Fedria, la figlia dell’avaro. Cacastecchi accetta di buon grado, ignorando che la figlia, violentata da Stellone, nipote di Miraglione, durante le feste di Cerere, sta per avere un bambino. Ė decisivo l’intervento di Freccetta, Lare  familiare, che riesce ad impadronirsi della pentola piena d’oro e  dopo una serie di equivoci avviare al lieto fine con le nozze di Fedria e Stellone. Il testo della commedia s’interrompe dopo l’intervento del Lare familiare, ma i frammenti rimasti suggeriscono il lieto fine.  Lo spettacolo si svolge agile e veloce nel segno  della caratteristica comicità di Plauto. Il servus currens, ruolo assunto dal Lare, che ordisce la beffa per realizzare  lo scioglimento felice della vicenda,  i nomi parlanti, anche se cambiati nella traduzione, Euclione diventa Cacastecchi, Megadoro Miraglione, Liconide Stellone, il Lare  familiare Freccetta, l’invenzione  linguistica scoppiettante  tessuta tra  latino, cadenze e lessico dialettali e lingua italiana, registri bassi e alti che tendono a imitare talvolta gli anapesti di lamentazione dei tragici come “Perii, interii, occidi (sono perduto, sono morto,sono assassinato)  pronunciato da Cacastecchi, l’ ottimo  Edoardo Siravo. Nell’Aulularia i temi sono diversi e  ben evidenziati dalla regia. Cacastecchi è nello stesso tempo avaro e diffidente, il suo vizio sta nel volere mantenere immobile il denaro, che invece secondo la concezione latina deve passare di padre in figlio.  Il dialogo tra Miraglione e la sorella Baccagliona , unicum nel mondo plautino, affronta il tema del matrimonio fino al punto di capovolgerne le usanze, ne configura infatti una prassi  inedita  che prevede che sia la sorella  a chiedere la donna in sposa per il fratello, non ostante la palese misoginia del testo. Miraglione a sua volta propone una nuova etica matrimoniale, lontana da considerazioni meramente utilitaristiche e finanziarie,  che i ricchi  sposino ragazze povere e prive di dote, per incrementare la concordia nella città.  L’ antica Aulularia  con la sua semplice e autentica comicità  è  stata  a lungo  applaudita. Brava  tutta la compagnia. Essenziale e funzionale la scenografia.

 

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