UNA LETTERA INEDITA DI MAZZINI

( Gianfranco Romagnoli)

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I festeggiamenti per l’anniversario dell’unità d’Italia mi hanno fatto maturare la decisione di pubblicare una breve lettera autografa in mio possesso di uno dei protagonisti di questo evento storico, Giuseppe Mazzini.Si tratta di un biglietto, scritto con minuta calligrafia su due facciate di un piccolo pezzo di carta, del quale mi fece dono un funzionario romagnolo mio collaboratore al Ministero dell’Interno: è firmato Gius. M. e diretto ad Aurelio Saffi, romagnolo, triumviro della Repubblica Romana insieme allo stesso Mazzini e ad Armellini. La bustina reca l’indicazione del destinatario nei seguenti termini:

Sig. Aurelio Saffi

per favore

Lo scritto non reca data ma il contesto fa pensare che sia di epoca anteriore a quell’avvenimento, collocandosi nel quadro dell’attività pubblicistica svolta su giornali risorgimentali: è noto che una delle caratteristiche principali del Risorgimento d’Italia fu la grande fioritura di giornali e di periodici, nati dal clima di libertà e di uguaglianza e proprio per questo proibiti dalle autorità. Mazzini, dopo un breve accenno alla sua salute dal quale apprendiamo che era sofferente d’asma, nel promettere un articolo entro pochi giorni per il giornale Branciforte, lamenta con Saffi come due persone che gli erano state indicate quali possibili collaboratori al giornale si siano poi tirate indietro.

Trascrivo il contenuto della lettera:

Caro Aurelio,

una stretta di mano dal tuo asmatico amico. Senti: scriverò tra due o tre giorni al Branciforte e un buon pezzo. Ora tra le cartucce (?) mie, quelle degli altri, il lavoro, le corrispondenze, sono in verità irresponsabile di ogni anche lungo silenzio. La lettera dei Faentini era eccellente e la lessi commosso. Mi duole di vedere il materialismo prender piede anche fra gli operai in Bologna. Tu sai davvero il debito tuo verso la (parola illegibile) O. F. Fui nondimeno con essa minacciato ecc, bisogna afferrare ogni occasione d’aumentare il numero dei collaboratori e adocchiare ogni giovane buono e capace. Perché il Turchi non abbia mai scritto, non so. Di Ceneri non parlo: non si dà il nome per ritrarsi poi a quel modo. Ma conosci l’A. Fratti che ha scritto una prefazione ad alcune cose mie ristampate? Che cos’è La Rivoluzione della quale mi dicono che è Direttore? Scrive benino; e se gli avanza tempo, dovrebbe qualche volta contribuire egli pure. Diglielo se sei a contatto. Addio: mi sento troppo sfasciato oggi per allungarmi. Tuo sempre Gius. M.

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