GLI OBELISCHI DI PALERMO*

(Santi Gnoffo)

Obelisco di Piazza XIII  Vittime

Esistono a Palermo alcuni obelischi storicamente importanti che non sono tenuti in considerazione dai passanti. Questi monumenti marmorei, simili nella struttura, furono costruiti verso la fine del XVIII secolo a ricordo di episodi storici della città.  Uno di questi si trova nella piazza San’Erasmo, di fronte al porticciolo omonimo, e fu collocato sul luogo nell’agosto 1782 in occasione dell’apertura al transito delle strade pubbliche che conducevano ad Agrigento, Sciacca, Siracusa, Licata e Catania.

Obelisco di Piazza S: Erasmo

Nei primi tre  gradroni di marmo sono scolpite le armi reali dei Borboni, lo  stemma del Regno di Sicilia e l’emblema della Trinacria; nel quarto è incisa una iscrizione commemorativa dettata da Gabriello Lancillotto Castelli, principe di Torremuzza, che contiene il nome del Re, quelli del Pretore e dei Senatori in  carica. Un secondo obelisco fu  posto nel 1784 a ricordo della demolizione del Bastione di Vega ed all’apertura della nuova strada d’Alcalà, Stradone Sant’Antonino, all’inizio dell’odierna  via Lincoln, stilisticamente molto simile al primo: diversi sono gli stemmi e l’iscrizione. Vi si scorgono le armi reali, quelle del Vicerè Caracciolo e del Pretore principe Grifeo  di Partanna. Questo obelisco era denominato, a causa della sua forma, “a punta a vugghia” (la punta dello spillo),  fra la fine dell’Ottocento ed il 1950, fu punto d’incontro di centinaia di carrettieri e produttori agricoli provenienti dalla provincia, in particolar modo da Bagheria. All’alba, si davano appuntamento sul luogo: “Nnì viremu ‘a punta a vugghia” (Ci vediamo alla punta dello spillo), per le contrattazioni e relazioni commerciali. Era un raduno spontaneo e la sera vi si incontravano i carrettieri che dalla città, disciplinatamente in colonna, prendevano la via del ritorno. Un altro obelisco si trova in piazza Indipendenza. Questo è strutturalmente diverso, in stile neoclassico, fu costruito nel XIX secolo. Nei quattro lati sono riportate su due targhe  le distanze in miglia (1 miglio equivale a 1486,64 metri) ed in passi (1 passo equivale a 51, 62 centimetri) di “misura sicula”, tra i centri abitati posti lungo le strade che conducevano a Trapani ed a Corleone. Nella prima targa, sono indicate le distanze tra Palermo, Monreale, Borgetto, Partinico, Valguarnera Ragali (oggi un villaggio abbandonato), Alcamo, Calatafimi e Trapani. Nella seconda targa la distanza tra Palermo, Parco (Altofonte), Piana dei Greci, Quadrivio della Ficuzza, Corleone. Chiara la funzione pratica d’ informare i viaggiatori.

Obelisco di Piazza Indipendenza

Altri due obelischi più piccoli furono posti in piazza Cappuccini a ricordo dell’apertura della via “Albuquerque” (oggi via Pindemonte), in onore del Vicerè duca di Albuquerque che nel 1631 la fece costruire per collegare lo Stradone di Mezzo Morreale (corso Calatafimi) alla chiesa e convento dei Cappuccini. Di questi, soltanto uno si può ancora ammirare ma è in pessime condizioni e la scritta non è più visibile. Un altro obelisco, si trova nella piazza delle Tredici Vittime. Questo è più imponete rispetto a quelli citati. Fu realizzato dallo scultore Salvatore Valenti, ed è dedicato alle 13 vittime della Rivolta della Gancia. Il 4 aprile 1883, nella piazza XIII vittime, il Municipio di Palermo, a ricordo dell’eccidio avvenuto il 14 aprile 1860, innalzò una stele a ricordo di quei martiri della libertà. Originariamente fu collocato in un posto poco distante da quello odierno. Durante i bombardamenti del 1943, tutta la zona fu rasa al suolo ma quasi per miracolo questo monumento non subì danni. Nel 1952 il monumento fu spostato. Nel Maggio 1960, in occasione delle “Celebrazioni Siciliane dell’Unità” fu incisa nell’originario basamento questa epigrafe:

 LA GLORIA DEI MARTIRI DA QUESTA STELE CELEBRATA / NEL CINQUANTENNIO DEL SACRIFICIO / IL GOVERNO REGGIONALE RAVVIVA E RICONSACRA/ A CENTO ANNI DALL’ECCIDIO/ CHE MUTAVA LE VITTIME IN EROI.

Naturalmente il termine “cinquantennio” è errato, così come “reggionale”. Ancora oggi, la targa non è stata corretta. Un’ ultima considerazione: le note storiche scritte nelle targhe, a causa dell’incuria degli organi competenti, oggi non sono più evidenti.

*L’articolo è stato postato in Balarm.it

 

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