GLOSSARIO DELLA BIANCHERIA INTIMA

(Raffaello Piraino)

( parte terza)

Con l’avvento del Novecento, i cambiamenti furono minimi e dettati principalmente dagli abiti sovrastanti che richiedevano, di volta in volta, un busto più corto o più lungo. Dal 1890 l’industria produceva busti seriali ma, quelli artigianali furono sempre i preferiti. Le bustaie si sostituirono alle sarte e nelle grandi città, dove occorreva fare sfoggio di eleganza, le dame continuarono a rifornirsi presso gli atelier privati. Persino Palermo, una città da sempre protesa verso il nord, fonte di paragoni e propulsore di idee, ha avuto in Madame Dedes una eccezionale modista-bustaia. La sua corsetteria altamente specializzata, modellò e strinse i fianchi delle affascinanti dame della Belle Epoque palermitana. Successivamente, con l’affermarsi della moda sans ventre (senza pancia), il busto servì soprattutto a comprimere l’addome. Nello stesso tempo il petto fu accentuato mediante un sistema di stecche a molla, dette carcasses (scheletri) o trompeuses (ingannatrici). Poi, si iniziò a pensare alla soppressione del busto da tempo auspicata quale misura igienica da medici, filosofi e riformatori. Erroneamente si era ritenuto nel passato che il busto fosse necessario per sorreggere la colonna vertebrale della donna, per sua natura più fragile dell’uomo. Il suo uso invece aveva comportato anche delle tragedie come quella riferita da un giornale parigino del 1860. Una giovane donna infatti, era morta durante un ballo, per avere indossato un busto talmente stretto che le costole avevano perforato il fegato.

Questo micidiale accessorio, deformando il fisico e serrando tutti gli organi interni, causava aborti, disturbi digestivi e svenimenti. I medici avevano idee poco chiare in merito. C’era chi lo deplorava apertamente e chi tentava di brevettare busti medicamentosi. Intorno al 1880 un certo dott. Scott lanciò sul mercato un busto infrangibile garantendo che avrebbe curato la paralisi, i reumatismi, i disturbi della colonna vertebrale, la dispepsia, i guai della circolazione, la debolezza nervosa ecc. La pubblicità suggeriva inoltre corsetti antiruggine da indossare persino in acqua mentre si faceva il bagno. Finalmente un sarto francese, Paul Poiret, divenuto il re della moda parigina, sin dal 1905 aveva lanciato la proposta di abolirlo ma fu solo dopo la prima guerra mondiale che il busto scomparve definitivamente e fu sostituito da guaine elastiche, leggeri reggicalze e reggiseni. Di tanto in tanto, ancora oggi il busto ritorna nell’abbigliamento femminile ma si tratta sempre di capi modellatori, ormai ostentati alla vista, e adattati alla forma naturale del corpo. La vita sottile è sempre stata importante nella storia dell’attrazione erotica perché è una caratteristica tipicamente adolescenziale, perché dà un’idea di fragilità e di sottomissione. Il bustino in pelle o in tessuto fa oggi parte del guardaroba sadomaso. Tuttavia alcuni creatori di moda ispirati dal movimento punk, hanno trasformato i busti in abiti. Dolce & gabbana, ad esempio, hanno fatto entusiasmare la cantante Madonna col loro look trasandato e dotato di una forte carica di erotismo. In particolare i due sarti lanciarono la biancheria che si poteva portare a vista, con corsetti ricamati, reggiseni a punta, corredati da stivali neri coi lacci. Era un modo per infrangere tabù e cliché.

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La cantante Madonna indossa un busto firmato Dolce&Gabbana

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