IL SERPENTE NELLA BIBBIA – NUOVO TESTAMENTO

(Gianfranco Romagnoli)

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Nel Nuovo Testamento trova compimento la piena identificazione del serpente con il demonio, ed è Gesù stesso a dare una qualificazione negativa all’animale. Vi sono però anche passi nei quali Egli ne valorizza le qualità positive, simboliche e reali.

E’ lo stesso Gesù, infatti, che in funzione soteriologica si identifica con il serpente di Mosè, quando dice a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Gv. 3,15). Questa espressione “innalzato”, con la quale allude alla crocifissione assimilando la Croce al palo sul quale Mosè innalzò il serpente di rame che a guardarlo guariva dai morsi ofidici, ricorre ancora, nel Vangelo di Giovanni, nelle parole di Gesù ai farisei: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono…» (Gv. 8,28) e alla folla di Gerusalemme: «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me (Gv. 12,32).

Nel conferire il mandato agli Apostoli, poi, Egli dice: «Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe » (Mt. 10,16), dando, evidentemente, una interpretazione sostanzialmente positiva di una qualità almeno di questo animale. L’espressione tuttavia suscita dubbi sull’esattezza della traduzione, perché la prudenza non appare il più saliente tratto caratteristico del serpente, anche se esso se usa nascondersi e mimetizzarsi. Si deve pensare piuttosto, in parallelo al citato passo di Gen. 3,1, al termine “astuti”, qualità necessaria per essi che venivano mandati «come pecore in mezzo ai lupi»? Oppure a qualche altra espressione che, sia pure in termini molto attenuati, faccia in qualche modo riferimento alle antiche doti di sapienza, saggezza divina o preveggenza attribuite al serpente?

Per contro, prevalgono i passi nei quali il serpente è considerato negativamente.

Rivolto ai Farisei, Gesù li definisce «razza di vipere» (Mt. 12,34).

Nel Discorso della montagna,dice «Chi tra voi al figlio che .. gli chiede un pesce darà una serpe? » (Mt. 7, 9-10).

Nel mandato ai settantadue discepoli, Gesù si riferisce ai serpenti quali entità negative, pericolose dal punto di vista non soltanto materiale ma anche metaforico, e tuttavia inermi davanti al potere che Egli conferisce: «Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti … nulla vi potrà danneggiare» (Lc. 10,19): e in parallelo, nella Sua apparizione agli undici da risorto, dice loro: «E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: … prenderanno in mano i serpenti…» (Mc. 16, 18).

Nell’Apocalisse di Giovanni, la progressiva identificazione tra il diavolo e il serpente è completata, anche se questo animale, quale manifestazione del male, viene definito alternativamente, nello stesso passo, ora come drago, ora come serpente: «Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamano il diavolo e satana e seduce tutta la terra» (Ap. 12,9); «Afferrò il dragone, il serpente antico – cioè il diavolo, satana -… » (Ap. 20, 2).

Infine negli Atti degli Apostoli San Paolo, naufragato nei pressi di Malta e giunto a terra con tutti i superstiti, viene accolto dagli indigeni attornio a un gran fuoco. «Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera, risvegliata dal calore, lo morse a una mano … ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male. Quella gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma dopo avere molto atteso senza vedere succedergli nulla di straordinario, cambiò parere e dicevano che era un dio» (At. 28, 3-6).

L’episodio, che si pone in parallelo a quelli – già citati – del mandato ai settantadue e della apparizione agli undici, è una riprova della legittimità della qualificazione di Paolo come Apostolo, pur se non scelto da Gesù durante la sua vita terrena, attraverso la dimostrazione che ha lo stesso potere degli altri undici. Ancora una volta il bene trionfa sul male, simboleggiato dal serpente, reso inerme dai poteri conferiti da Gesù stesso a coloro che ha mandato a convertire il mondo.

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