FESTIVALETTERATURA DI MANTOVA

(Gabriella Maggio)

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Oggi 9 settembre si conclude a Mantova la sedicesima edizione del Festivaletteratura. Numerosi i grandi nomi della cultura mondiale che hanno affrontato temi letterari, storici, sociali, filosofici. Trai tanti partecipanti il premio Nobel Toni Morrison ha posto l’accento sull’importanza del linguaggio nella scrittura. Mentre il keniota Ngugi wa Thiong’o, uno dei più importanti scrittori africani, ha parlato delle condizioni dell’Africa, in cui la classe dirigente, succuba degli Stati occidentali poco o nulla fa per lo sviluppo del continente, sopportando che ne sia data un’immagine desolante dicendo : «Dobbiamo ripensare l’immagine che abbiamo dell’ Africa: aprire gli occhi alla storia, alle nostre colpe e alla realtà». Ma non si è parlato soltanto di questioni legate all’oggi, ma anche di autori del passato, tra i quali non poteva mancare Ludovico Ariosto, autore del meraviglioso poema “ L’ Orlando Furioso”, in cui rappresenta ogni aspetto del mondo umano: ” Le donne, i cavallier, l’arme , gli amori,/ le cortesie, l’audaci imprese io canto..”, recita l’incipit.

La composizione del poema ha occupato gioiosamente tutta la sua vita come un’impresa di navigazione che felicemente si conclude col rientro in porto. Così dice all’inizio del quarantaseiesimo canto : “ Or se mi mostra la mia carta il vero,/ non è lontano a discoprirsi il porto…. Veggo la terra e veggo il lito aperto..” . L’opera è stata per quei tempi, era il 1516, un grande successo, ma non è quella che noi leggiamo. La prima edizione era scritta in lingua ferrarese, mentre quella successiva del 1532 è in lingua fiorentina, secondo il canone linguistico codificato da Pietro Bembo nelle “Prose della volgar lingua” , date alle stampe nel 1525. Le vicende editoriali del Furioso sono descritte dall’Ariosto in alcune lettere, esposte al Festival. Rappresentati sono anche gli scrittori che al Furioso si sono ispirati come Luca Ronconi che nel 1969 presenta a Spoleto il suo “Orlando Furioso” , poi trasmesso in televisione. Ludovico Ariosto è uomo di corte, umanista del ‘500, ma è un classico cioè uno di quegli autori che sono immersi profondamente nel loro tempo , ma riescono a parlare agli uomini di ogni tempo, e che lettura dopo lettura hanno sempre qualcosa di nuovo da dirci di noi stessi.

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