IL SENSO MODERNO DELLA STORIA

( Daniela Crispo)

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G.B. Vico ( 1668-1744)

La “ Scienza Nuova” di G.B. Vico fonda lo statuto scientifico della storia come processo in cui s’inquadra ogni azione umana e naturalmente tutta la cultura elaborata dall’uomo.

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Frontespizio della Scienza Nuova, ed. 1730 , incisione da Antonio Baldi da un originale di Domenico Antonio Vaccaro

 

Questo frontespizio fu posto dall’autore sulla seconda edizione dell’opera del 1730 ed alla terza del 1744 e rappresenta una sintesi completa del suo pensiero. Secondo i principi della mnemotecnica, infatti, l’immagine ha lo scopo di rendere più memorizzabili i contenuti dell’opera. Infatti il raggio di luce che scende dal cielo rappresenta Dio e la Provvidenza che illumina con la sua luce la Verità, cioè la fanciulla, che poggia con sicurezza i piedi su un globo, da questa il raggio viene riflesso su una statua, che ha tutte le caratteristiche di un filosofo, ai cui piedi si trovano strumenti dell’attività umana come il timone e l’aratro, una tavola con alcune lettere dell’alfabeto, un fascio. Tra le statue c’è un altare con degli oggetti che simboleggiano l’inizio della civiltà, la religione, il matrimonio, il culto dei morti. Sullo sfondo un bosco a ricordare le origini ferine dell’uomo.

Il pensiero di Vico opera con straordinario vigore una sintesi tra mito e storia, filosofia e filologia. Dopo il diluvio universale, gli uomini abbrutiti, in lotta con la natura e fra di loro, non avrebbero recuperato la loro umanità se non fosse intervenuta la guida della Provvidenza. Il terrore delle forze naturali fa riscoprire ai “ bestioni” primitivi i sentimenti religiosi. Su questa ricostruzione Vico elabora la sua considerazione della storia delle nazioni, distinta in tre momenti, l’età degli dei, l’età degli eroi, l’età degli uomini, la prima dominata dal senso, la seconda dalla fantasia, la terza dalla ragione. Della prima età remotissima è perduto per sempre il senso originario, da questo l’autore deduce che il nostro sapere non ha una portata universale. Tuttavia di questo passato remoto possiamo coglierne un’eco attraverso le etimologie, anche se talvolta fantasiose, per ritrovare il gesto corporeo originario, la relazione essenziale tra parola e cosa. Il linguaggio è quindi per Vico comunicazione concreta, gesto, corpo che si è costruito nella storia, perciò quando nell’età della fantasia assieme alla civiltà nasce la poesia, questa è costituita da immagini potenti e corpose. La poesia non è pertanto un’attività intellettuale, ma il primo stadio della conoscenza umana, che, basandosi su dati sensoriali, costruisce concrete interpretazioni del mondo. La sapienza dei popoli antichi, secondo Vico, non è superiore a quella dei moderni, ma ha soltanto un fondamento diverso, mitico. In questa età la forza diviene autorità e l’aratro e la spada danno ordine al mondo. Poi si afferma il diritto che unisce in sé la libertà e l‘autorità. Ma non è una conquista perenne, la ragione, proprio nel suo momento di più ampio dispiegamento rischia di inselvatichirsi di nuovo. La crisi non è un’eventualità, ma una condizione intrinseca dell’uomo e della civiltà da lui organizzata. La modernità del pensiero di Vico oggi può essere meglio apprezzata.

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