MITO E TEATRO

( Gabriella Maggio)

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Oggi per quanto si usi molto spesso la parola mito per idealizzare un evento o personaggio storico che assume, nella coscienza dei contemporanei, carattere e proporzione quasi leggendarî, non è possibile produrre miti simili nella loro complessità a quelli del mondo antico, che costituiscono le radici della nostra civiltà, perché non è più mitico il linguaggio dell’uomo che è diventato produttore, cioè colui che trasforma la realtà e non la conserva come immagine, come afferma Roland Barthes in Miti d’oggi . Quando si parla di tradizione culturale, l’immagine più ricorrente è quella delle radici. Ma la metafora non è soltanto un ornamento stilistico del discorso, è un potente mezzo conoscitivo. Per cui quando si dice che i miti sono le nostre radici si sottolinea la loro importanza e direi quasi si reclama la loro presenza ritenuta imprescindibile proprio in un momento in cui il passato si perde in un indifferenziato presente. Questo è l’obiettivo del Centro internazionale di Studi sul Mito sin dalla sua fondazione, come ha ricordato il presidente nazionale, prof. Sergio Sconocchia, e naturalmente è quello del convegno di studi sul tema Mito e Teatro che sabato 20 aprile 2013 si è svolto presso l’Istituto Superiore Statale “Mario Rutelli” , organizzato dalla Delegazione Siciliana, presieduta dal Prefetto Gianfranco Romagnoli.

Il convegno ha ampiamente indagato il rapporto mito e teatro tragico classico da Eschilo fino alla sua rivisitazione contemporanea, come ha riferito nella sua relazione il prof. Carmelo Fucarino che ha citato come esempio la presenza della statua di Prometeo a N. York nei pressi del Rockfeller Center. Ampie e stimolanti sono state le relazioni degli studiosi che si sono avvicendati nell’arco della giornata a discutere il tema da diversi punti di vista e per questo sono state previste due sezioni : Teatro classico sulla tragedia greca classica e sulla sperimentazione teatrale novecentesca d’ispirazione greca e La scena teatrale dal teatro rinascimentale a quello dei“pupi”. Le sezioni sono state rispettivamente presiedute dal prof. Manlio Corselli e dal prof. Tommaso Romano. Le relazioni della mattina si sono concentrate sul teatro di Eschilo ed in particolare sui Persiani nel saggio proposto dal dott. Alessandro Aiardi e sul mito di Prometeo e sulla sintesi eschilea tra miti greci e sicelioti, trattati dal prof. Carmelo Fucarino. Il prof. Sergio Sconocchia invece si è soffermato sulle unità pseudo – aristoteliche, con ampio riferimento alla Poetica di Aristotele. La relazione del prof. Giovanni Isgrò ha avuto la funzione di segnare il passaggio dall’antico al moderno, trattando della ripresa novecentesca del teatro antico ed in particolare ricordando il 1914, data della prima rappresentazione classica a Siracusa, che ha determinato un grande avanzamento della cultura teatrale nel senso del teatro di massa. La seconda sezione ha esplorato il tema Mito e Teatro dal Rinascimento ai nostri giorni. Ha avuto inizio con lo studio attento e circostanziato del prof. Fabio Russo sul teatro rinascimentale, proseguendo poi col teatro del ‘600 ricostruito con puntuale cura attraverso il mito di S. Rosalia dal Prefetto Romagnoli. L’Ottocento è stato curato dal prof. Antonio Martorana, che, affrontando il melodramma verdiano, in occasione del bicentenario della nascita del bussetano ha presentato al numeroso pubblico un’ originale scelta di lettere. Il convegno si è concluso con la ripresa del mito del ritorno nelle opere in lingua albanese del prof. Giuseppe Schirò Di Maggio e con un immancabile riferimento al teatro dei pupi, curato dal maestro Antonio Sanicola.

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