CONSERVATORI E RIFUGI FUORI LE MURA (prima parte)

(Giacomo Cangialosi)

Rifugio e Conservatorio delle Croci

Venne fondato Il 4 gennaio 1680 fuori le mura in quella che era stata proprietà della famiglia Moncada e poi donata a Luca Cifuentes presidente della Gran Corte. Fu voluto dalla Congregazione del Rifugio dei Poveri unita alla Compagnia di S. Dionisio e alla Congregazione delle Sette Opere di Misericordia. Dopo l’acquisto di questa villa, che veniva utilizzata dai vicerè prima dell’ingresso solenne in città, furono necessari lavori di ristrutturazione che furono finanziati da don Giuseppe Filangeri. Il rifugio era destinato alle “povere fanciulle pericolanti”  e ebbe la licenza dell’arcivescovo don Ferdinando Bazan il 4 aprile 1690. Il nome di Croci originò dal fatto che venne organizzata una processione penitenziale dal cappuccino padre Antonio da Olivedo il quale propose che in questo luogo venisse rappresentato il Calvario con il piantarvi sette croci, da allora il luogo prese il nome delle Sante Croci. L’ultima che ancora resisteva presso l’ingresso fino a metà del XIX secolo oggi non esiste più.

Presbiterio

Questo ritiro godette di notevoli lasciti e donazioni finanche dal Monte di Pietà che dispose l’assegnazione di dodici doti triennali per le fanciulle ivi ospitate. Queste venivano istruite da “ben costumate maestre” che vestivano l’abito francescano. Nel 1848 venne deciso il prolungamento della via Maqueda oltre le mura e venne realizzato lo Stradone della Libertà che si concludeva proprio presso questo edificio. Per tale motivo fu necessario l’abbattimento della parte occidentale che poi venne risistemato con una struttura in stile neo-normanno opera di G.B. Filippo Basile, il quale progettò anche il vicino Giardino Inglese. La chiesa dedicata alla Madonna dei Dolori, che era stata abbandonata dopo il 1860, venne riaperta nel 1902 e divenne chiesa del quartiere. Nel 1943 un bombardamento colpì il Conservatorio che venne semidistrutto mentre nella chiesa, rimasta miracolosamente integra,  venne trasferita la parrocchia di S. Maria di Monserrato già nella chiesa di S. Lucia al Borgo che era stata a sua volta distrutta dagli stessi bombardamenti.

Affresco della volta

La chiesa è preceduta da una grande scalinata e si conclude davanti all’anomala facciata che mostra i residui dell’antico portico della villa Cifuentes e oggi tampognato. L’interno è preceduto da un vestibolo dove sono esposti ritratti dei benefattori. Alla destra si apre l’ingresso della chiesa preceduto da un coro, è a navata unica e presenta affreschi del 1901 opera di Giuseppe Enea e Francesco Padovano. Nel presbiterio un pregevole Crocifisso ligneo settecentesco su un reliquiario  contornato da un drappo azzurro di notevole effetto. Nella chiesa sono conservate alcune statue di pregio provenienti dall’antica parrocchia di S. Lucia al Borgo: la statua della titolare opera di Rosario Bagnasco, l’Addolorata attribuita allo stesso autore, il Crocifisso in cartapesta con braccia mobili (che viene utilizzato per la processione del Venerdì Santo) e la statua della Madonna di Monserrato che probabilmente aveva sembiante bruno come quella venerata nel famoso santuario presso Barcellona. In un vicino giardino si conserva inoltre il fonte battesimale dell’antica parrocchia del Borgo.

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