PARROCCHIA DI S. GIACOMO LA MARINA

(Giacomo Cangialosi)

La chiesa si trovava nella piazza accanto alla chiesa di S. Maria La Nova. In origine pare che in questo stesso luogo vi fosse una moschea fuori le mura trasformata in chiesa dai normanni che la dedicarono all’apostolo Giacomo e venne detta del Borgo in quanto fuori le mura e poi “la Marina” perchè presso il mare. Mongitore la dice fondata prima del 1169 anche se recentemente se ne è trovata menzione addirittura nel 1143. All’inizio la chiesa non fu parrocchia ma lo divenne quando nel 1301 vi venne traslato il titolo da quella di S. Andrea degli Amalfitani.  Il suo territorio abbracciava anche il Borgo di S. Lucia e il Castello a mare. Il primo parroco dopo la Riforma del 1600 fu don Gaspare Liccio. Il primo restauro avvenne nel 1655 in seguito al terremoto dell’anno precedente e interessò solo il presbiterio; nel 1715, poichè ridotta in precarie condizioni, il parroco don Francesco Mira iniziò i lavori di restauro e trasferì momentaneamente la sede nella chiesa di S. Sebastiano, i lavori però iniziarono  dopo alcuni anni e successivamente alla nomina a parroco di don Angelo Serio che finalmente nel 1723 ritrasferì la parrocchia a S. Giacomo. Nel 1860, in seguito ai bombardamenti borbonici, la chiesa venne molto danneggiata e se ne decretò la demolizione anche per aprire una nuova strada che collegasse piazza Meli a S. Sebastiano, pertanto subito dopo venne distrutta. Il titolo parrocchiale venne trasferito nel 1863 e fino al 1874 a S. Sebastiano, poi a S. Zita fino al 1943, con una parentesi a Valverde tra il 1925 e il 1936, quindi nella chiesa della Madonna del Lume ai Cassari fino al 1955, poi a S. Maria la Nova e ancora alla Madonna del Lume per ritornare nuovamente a S. Maria la Nova.

La chiesa, a tre navate, aveva il presbiterio rivolto ad oriente. La facciata presentava tre porte ogivali e una quarta nella navata di destra. Sulla porta principale vi era, come sempre, una statua in stucco (1634) dell’Immacolata con S. Giacomo genuflesso ai piedi. Sotto di essa lo stemma di Pio VI ricordava l’aggregazione di questa chiesa alla Basilica Lateranense nel 1798. In alto sulla facciata due orologi e le logge per le campane con monofore. Le navate erano sostenute da pilastri che avevano sostituito colonne intarsiate di marmi. Ai lati della porta principale due fonti per l’acqua benedetta uno del 1460 fatto realizzare da Bartolomeo della Chiana e l’altro del 1561 da Pietro di Morano. Il presbiterio, dedicato alla SS. Eucarestia e con altare voluto dal parroco don Filippo Sidoti nel 1698, era affrescato nella volta da Gaspare Serenario con le immagini di S. Girolamo e S. Ippolito e in alto con il “Trionfo dell’Eucaristia” fatti realizzare dal parroco Serio (seppellito sotto l’altare) che vi pose anche l’iscrizione nel 1729, ai due lati due quadri di Olivio Sozzi con “L’adorazione dei Magi” e “La purificazione di Maria”; sopra l’altare era venerata una tavola attribuita ad Alberto Durer  raffigurante la Madonna con il Bambino; alle pareti laterali gli stalli per l’ufficiatura. Nella navata di sinistra vi erano una porta (dalla quale si accedeva alla canonica e al cimitero parrocchiale) e a seguire tre cappelle: nella prima vi era il quadro di Olivio Sozzi con la “Madonna della Grazia e i Ss. Francesco di Sales, S. Filippo Neri e S. Carlo Borromeo con il ritratto del parroco Serio”, quindi la cappella di S. Onofrio con il quadro eponimo del 1620 dello Zoppo di Gangi, seguiva la cappella dedicata alla Pietà con quadro del Sozzi, la porta della sacrestia e infine contigua al presbiterio la cappella di S. Giacomo, con il quadro del Sozzi (anche se taluni autori invertono l’ordine di queste due ultime cappelle). Nella navata di destra vi erano una porta che dava all’esterno sopra il quale si trovava l’affresco dimezzato con S. Cristoforo (tagliato per l’apertura della porta), forse opera di V. Di Pavia, e sotto il primo arco della navata il fonte battesimale del 1574.

Seguivano le cappelle dell’Immacolata e dei Sett’Angeli con l’affresco eponimo, quindi quella di “S. Pietro che comunica S. Rosalia” con quadro del Sozzi e in ultimo la cappella con “La Sacra famiglia” opera anche questa del Sozzi. Contigua al presbiterio la cappella che fu della nazione lombarda con pregevoli dipinti di Vincenzo di Pavia e sull’altare “La Flagellazione” dello stesso autore entro una mirabile edicola lignea fortunatamente salvatasi dalla distruzione.

Sopra la porta principale la cantoria con un organo a canne di Raffaele La Valle. Nella chiesa vi erano inoltre molte lapidi sepolcrali e tombe delle quali la più notevole era quella cinquecentesca di Girolamo Fuxo. La sacrestia era affrescata da Olivio Sozzi e vi si trovava una tavola di Paolo Romano raffigurante la “Madonna delle Grazia con il Bambino” e una “Crocifissione” dello Zoppo di Gangi. Delle opere d’arte presenti nella parrocchia di S. Giacomo la Marina gli affreschi del Serenario e del Sozzi andarono ovviamente perduti con la demolizione; le tavole della cappella dei Lombardi e la bella Flagellazione con l’edicola originaria sono nei depositi di Palazzo Abatellis insieme al sarcofago cinquecentesco del Fuxo; il S. Onofrio dello Zoppo di Gangi si trova al Museo Diocesano; il fonte battesimale è ritornato a S. Maria la Nova dopo il furto e il fortunoso ritrovamento; la finestra monofora del campanile si trova nel chiostro del Museo Salinas.

 

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