TOTEMISMO OGGI

Carla Amirante

Osservando i simboli d’unità nazionale, come bandiere, stemmi, immagini di animali che rappresentano alcune città, associazioni sportive o credi religiosi, si può affermare con un certa evidenza che alcune forme dell’antica religione totemica di origine preistorica, dopo tanti millenni, ancora sopravvivono nella società moderna anche se in modo inconscio. Così possiamo individuare elementi di quel vecchio totemismo nello scoutismo, nel movimento New Age, nell’uso delle mascotte, nella venerazione degli angeli custodi, dei santi patroni di comunità, e dei santi protettori di categorie sociali.  In etnologia il simbolo del totem sta a designare un complesso di credenze e consuetudini di culture primitive, fondato sulla concezione che esista un rapporto speciale tra un individuo o un gruppo umano, tra un essere o una categoria di esseri (totem) di reciproca protezione e ricco di tanti significati, ma  caratterizzato soprattutto da due aspetti fondamentali: la discendenza del gruppo (il clan) da un unico antenato e la distinzione dagli altri gruppi, in particolare nelle battaglie, affrontate con un vago sentimento nazionalistico. In questa forma di culto tuttavia vi si possono cogliere pure degli aspetti individuali, come l’evocazione del totem al di fuori dalle manifestazioni sociali e le invocazioni durante alcuni riti di iniziazione. La definizione odierna di totemismo propone un’analisi del fenomeno come religione pre-animista, espressione del culto degli antenati e dell’intenso legame che unisce l’uomo primitivo alla natura. Il totem quindi è considerato lo spirito protettore del gruppo e l’antenato mitico degli individui che ne fanno parte, spesso identificato dal gruppo in un animale forte e coraggioso, più raramente in una pianta o un oggetto di forte valore simbolico. L’origine del termine deriva dalla lingua degli Ojibwa e Chippewa, dei nativi americani che abitano l’area dei Grandi Laghi, tra gli Stati Uniti e il Canada; nella loro lingua la parola ototeman significa «egli è del mio stesso clan» e indica un animale selvaggio (lupo, bisonte, aquila, falco, o altro considerato un po’ il simbolo del clan stesso) con  funzione apotropaica. In questi clan il totem capostipite ha un’origine divina o semidivina e per offrire la sua protezione e affiliazione pretende una cerimonia di iniziazione da celebrare poco dopo la nascita o all’inizio dell’età adulta. Spesso in una situazione pericolosa si usa anche “evocare” dentro di sé l’animale totem (es. il lupo) al fine di incorporare le sue caratteristiche più istintuali utili per affrontare il pericolo. Inoltre nei culti sciamanici, il totemismo si avvicina al concetto di “possessione volontaria” poiché i praticanti di queste discipline primitive entrano in un contatto così profondo con lo “spirito” dell’animale totem da esserne “soggiogate” e prenderne atteggiamenti, abitudini e  abilità.  Con le esplorazioni del ‘500 in America, in Africa e in Oceania, è stato possibile studiare tra le comunità “primitive” il loro credo totemico, chiamato così alla fine ‘700 e poi ipotizzato dagli studiosi del settore che esso, nel tempo, abbia dato origine alla nascita delle religioni politeistiche, all’interno delle quali però avrebbe lasciato numerose tracce della sua presenza. L’associazione con l’idolatria sembra invece un’idea veicolata dai missionari cristiani del XIX secolo venuti a contatto con i nativi americani durante l’opera di conversione, giusto per avere qualcosa di concreto su cui concentrarsi nel combattere lo sciamanesimo come pratica pagana o di riscuotere un consenso esterno per essere autorizzati a contrastarlo. Nel secolo scorso il presbitero antropologo australiano A.P. Elkin (1891–1979) ha individuato quattro forme di totemismo: individuale; sociale (legato a una famiglia, un ramo, una sezione o sottosezione di famiglia, o a un clan matrilineare o patrilineare); cultuale, con un contenuto religioso di tipo patrilineare e concettuale nella forma; onirico, il cui contenuto totemico è nei sogni e di stampo sociale o individuale. Invece lo studioso francese Claude Lévi Strauss (1908 –2009) ha apportato importanti novità sul concetto di totemismo avvicinandolo a quello odierno a condizione però di tracciare le sue origini in una molteplicità di tipi. Il significato del totem e il suo legame con il clan venne ampiamente studiato anche da Sigmund Freud nel saggio Totem e tabù del 1913, in cui lo scrittore si sofferma in particolare sul tabù dell’incesto e le sue proibizioni nelle società totemiche e tribali. Gli antichi Totem si presentano come dei pali di legno molto alti, composti da un piedistallo e un corpo a colonna oppure di forma rettangolare con una altezza molto maggiore della larghezza. Nell’ipotesi che i totem fossero più di uno questi venivano impilati l’uno sopra l’altro formando una colonna totemica chiamata anch’esso totem. In realtà le raffigurazioni sui totem degli indiani d’America hanno molteplici significati ma non rappresentano mai una divinità da adorare. Per lo più i totem raccontano leggende familiari, imprese valorose della famiglia, del gruppo di appartenenza, degli avi illustri e spesso sono solo delle rappresentazioni artistiche. Talora hanno anche un significato funebre, celebrativo o, come nei Potlatches, illustrano racconti  storici, la potenza di una famiglia, fatti noti come liti, omicidi, debiti, eventi incresciosi, ma non hanno mai posseduto carattere di sacralità.

Proprio lo scoutismo, il movimento di carattere nazionale, internazionale e universale ha come fine ultimo la formazione fisica, morale e spirituale della gioventù mondiale (come dichiarato nel 1924 dalla Conferenza Internazionale dello Scoutismo di Copenaghen), e ricorda il primitivo  totemismo.  Il nome di caccia dato a un nuovo esploratore, scout, ricorda spesso quello di un totem, un animale, una pianta, un albero o un agente atmosferico per richiamare una caratteristica fisica della persona,  a cui si aggiunge un aggettivo che ne sottolinei la personalità. Nel suo libro autobiografico Robert Baden-Powell Lessons from the Varsity of Life, 1933, fondatore dello scoutismo, racconta che, quando combatteva in Rhodesia, l’attuale Zimbabwe, i nemici Matabele lo chiamavano impeesa,  come il lupo che di notte si sposta furtivamente (the beast that creeps about by night). Egli, pur non attribuendo valore alla totemizzazione, permise che questa tradizione fosse introdotta nello scautismo negli anni ’20. Le attuali tradizioni italiane sul Totem che si rifanno allo “Scoutismo per Ragazzi” di Baden-Powell dove si racconta la cerimonia iniziatica dei giovani Zulu. L’usanza voleva che il ragazzo, giunta alla giusta età per diventare un guerriero ed essere ammesso nella comunità degli adulti, veniva dipinto di bianco e allontanato dal villaggio per provvedere a sé stesso, senza farsi vedere e affrontando con il proprio coraggio quelle prove a cui sarebbe andato incontro da solo. Il ragazzo, tornato al villaggio, ora adulto, entrava a far parte della comunità degli anziani con il nome di un guerriero e la protezione di un totem. Si pensa che tale tradizione sia in linea col metodo scout a condizione però che il “nome di caccia” e la cerimonia abbiano un significato educativo e che siano svolte secondo le caratteristiche tipiche dello stile scout, con gioiosità e fraternità. Sembra però che Baden-Powell avesse vietato di dare i soprannomi di scimmia e di pappagallo, perché forse considerati offensivi. Lasciando il mondo preistorico per meglio seguire l’evoluzione del totemismo e iniziando dalla civiltà dell’antico Egitto, si può notare come molte delle loro più antiche divinità erano rappresentate spesso con la figura umana e il volto di un animale, probabilmente retaggio di una più antica religione locale di tipo totemico. Così nel vasto e multiforme pantheon egiziano Bastet, la dea gatta, era rappresentata come una donna dalla testa di gatto o come una gatta nera; la dea Sekhmet, divinità della guerra, era rappresentata come una leonessa o una donna con la testa di leonessa perché a lei erano attribuite la ferocia, la violenza, l’ira distruttiva e l’origine del deserto, creato dal suo respiro. Anche Ra, antichissimo dio egizio, veniva raffigurato come lo scarabeo che faceva rotolare il disco solare Atum davanti a sé mentre Horus, il simbolo egiziano più famoso e conosciuto come occhio di Ra, ricorda il sole di mezzogiorno, il simbolo totemico dell’astro che tutto vede. Questi richiami a credenze più antiche si possono ammirare anche nelle statue greche, in particolare della  dea Artemide, ipostasi più recente della preistorica Signora degli animali o della natura; spesso la dea è scolpita con  la falce di luna sul capo, la faretra con le frecce sulle spalle, ricordo dei primitivi popoli cacciatori e accompagnata da un cane o un capriolo. Falce di luna, cane, capriolo sembrano dei simboli totemici. Quanto scritto finora si può applicare non solo all’antica Roma ma anche agli stati moderni i cui simboli sono espressione di credenze vecchie di tanti secoli come il Drago per la Cina o l’Orso per la Russia. Anche l’America ha nello Stemma del 50º Reggimento di Fanteria degli Stati Uniti il suo palo totemico con un’aquila americana e un orso russo, che simboleggia il trasferimento di proprietà dell’Alaska dalla Russia agli Stati Uniti.

 

Anche molte regioni, città, casate nobiliari hanno adottato come loro immagine degli animali che ricordano gli antichi totem e citiamo allora il lupo per la regione Abruzzo, il leone per la città di Venezia, la lupa che allatta Romolo e Remo per la città di Roma, l’aquila simbolo del Sacro romano Impero, degli Asburgo d’Austria-Savoia, dell’impero prussiano e del Secondo Reich. Tra i simboli religiosi che si si ispirano ad animali  troviamo nel Cristianesimo l’agnello e il cristogramma del pesce e nel Buddismo il fiore di loto, i due pesci dorati o la conchiglia.

Gli esempi portati mostrano come esista ancora un fil rouge che unisce l’uomo primitivo a quello moderno anche se con significato diverso . Finiamo il discorso parlando del più moderno dei totem, quello odierno. il cartellone pubblicitario a pilastro che prende appunto il nome di totem per la sua struttura a forma di palo simile  a quello antico; generalmente esso è composto da un piedistallo e da un corpo a lolonna oppure a forma rettangolare , la cui altezza è comunque maggiore della larghezza.

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