SETTECENTO ANNI DOPO

Irina Tuzzolino

Nel Basso Medioevo le esigenze dei mercanti, il gusto del viaggio e dell’avventura spingono gli uomini a esplorare nuove terre , acquisire nuove conoscenze. Il bisogno di conoscere l’Oriente non è dovuto solo a ragioni  economiche, ma anche a motivi religiosi. Le crociate  hanno messo in contatto l’Occidente cristiano con popoli di religioni diverse che si vogliono convertire al Cristianesimo. Anche Marco Polo nel suo viaggio presta attenzione alla religione dei popoli visitati e  la sua impresa, compiuta col padre e con lo zio,  viene incoraggiata ed indirizzata dal papa Gregorio X. Marco Polo nasce a Venezia nel 1254 e muore nel 1324 ;  tra il 1271 e il 1295 compie il suo  viaggio in Oriente, che già padre e zio  avevano compiuto in precedenza. Dall’Armenia i Polo si dirigono a nord  raggiungendo la Mongolia e la Cina dove sono accolti bene dal Gran Khan, che affida  a Marco incarichi di ambascerie nel suo vasto regno. Tre anni dopo il suo ritorno, Marco è fatto prigioniero dai genovesi, forse nella battaglia di Curzola durante la guerra  tra Venezia e Genova. Nello stesso carcere è prigioniero Rustichello da Pisa, catturato anni prima nella battaglia della  Meloria. Rustichello scrive in francese il racconto di Marco. Purtroppo non ci è giunto il testo originario, il manoscritto più vicino all’originale, oggi alla Biblioteca Nazionale di Parigi,  rivela che è scritto in franco-italiano, francese ricco di elementi lessicali del volgare italiano. Il titolo Il milione  del primo volgarizzamento toscano   deriva dal soprannome di Emilione, con l’aferesi della e, che era attribuito ai Polo.  In Francia il titolo dell’opera è Le devisement  dou monde, la scoperta del mondo. Il racconto è condotto da Rustichello che presenta Marco in terza persona. La grande fortuna del Milione è  legata alla durata del  mito dell’Oriente in tutto l’Occidente ed al fatto  che l’opera sta tra il racconto borghese ed il romanzo cortese, tra realismo e fantasia. L’interesse per Il milione dura fino ai nostri giorni  nel romanzo Le città invisibili di Italo Calvino.

 

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